Dopo aver pubblicato un approfondimento sulla pensione ai superstiti oggi cambiamo decisamente argomento.
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- Gli obblighi del titolare dopo l’apertura
- I diritti del contribuente in materia di imposta
- La fattura intracomunitaria
- Prassi normativa per la registrazione del brand aziendale
- Come presentare la dichiarazione IVA in Italia?
- Dichiarazione fiscale e Obblighi
- Quali sono le novità fiscali a partire dall’1° Luglio 2022?
- Regime fiscale agevolato: come funziona questo tipo di Partita IVA
- La partita IVA per i giovani
- Noleggio auto a lungo termine per partita IVA: vantaggi e come funziona
Recarsi all’ufficio Iva o l'Ufficio delle entrate di competenza (in base al proprio domicilio fiscale) e compilare e presentare una dichiarazione (puoi chiedere consiglio al più vicino CAF).
Sarà necessario compilare:
- modello AA9/11 per l'apertura, la variazione e la chiusura in caso di persone fisiche
- modello AA7/10 nel caso di soggetti diversi da persone fisiche
A partire dall’aprile del 2010, i contribuenti che devono utilizzare il modello AA9/11 devono fare riferimento alla Comunicazione Unica, che va inviata in forma telematica al Registro delle Imprese (online).
Come si apre la partita IVA
Per aprire una partita IVA è necessario rivolgersi alla Comunicazione Unica del Registro delle Imprese e compilare tutta la modulistica presente tramite il software ComUnica Impresa. È comunque importante ricordare che il libero professionista o la nascente società prima di presentare la domanda dovrà procurarsi due importanti strumenti: la firma digitale e le credenziali Telemaco.
Per ottenere la firma digitale è necessario rivolgersi alla Camera di commercio presentando codice fiscale, carta d’identità e indirizzo mail, mentre le Credenziali Telemaco vengono fornite dagli ordini professionali e le associazioni di categoria. Se si preferisce velocizzare la procedura è possibile ottenere le Credenziali Telemaco online registrandosi sul sito del registro delle imprese e inserendo con una carta di credito.
Codice Ateco e regime fiscale
Il regime fiscale va indicato durante la compilazione del registro su ComUnica e va selezionato in base ai requisiti di redditività. È possibile rientrare nel regime ordinario oppure nel regime forfettario, che prevede uno sconto dell’imposta sostitutiva del 5% per 5 anni. Per far parte del regime forfettario è necessario non superare i 65.000 euro annui di ricavi e, secondo l’ultima disposizione entrata in vigore il 1° gennaio 2020, non è possibile superare i 20.000 euro per personale dipendente o per lavoro accessorio.
Il codice Ateco, invece, permette alla società di inserirsi in una specifica categoria e segue una tabella di codici approvata nel 2008. Sarà il registro delle imprese ad assegnare al libero professionista o alla società il codice Ateco e comunicarlo agli altri Enti, che lo acquisiranno durante il processo di apertura della partita IVA.
Il numero: che cos'è e perché ne ha bisogno
Il numero di partita IVA, o numero di imposta sul valore aggiunto (IVA), è un identificativo unico rilasciato alle aziende nell'Unione Europea (UE). Questo numero consente alle aziende di registrarsi ai fini dell'IVA all'interno dell'UE. Viene utilizzato dagli Stati membri dell'UE per identificare i soggetti passivi e le persone giuridiche non tassabili che sono registrate ai fini dell'IVA.
Avere un numero di partita IVA valido e aggiornato è essenziale se si rappresenta un'azienda dell'UE che vende beni o servizi. Tutto ciò aiuta a identificare l'attività come imponibile in tutti gli Stati membri in cui opera. In questo modo, quando i clienti fanno acquisti, possono essere certi di avere a che fare con un'azienda legittima che segue tutte le normative fiscali.
Quali sono i vantaggi di avere un numero di partita IVA?
Avere un numero di partita IVA valido e aggiornato offre alle aziende una serie di importanti vantaggi.
- In primo luogo consente alle aziende di registrarsi facilmente per l'IVA in qualsiasi altro Stato membro dell'UE in cui si vendono beni o servizi. Questo semplifica il processo di restituzione delle imposte all'interno dell'UE.
- In secondo luogo, aiuta anche a ridurre il rischio di evasione fiscale da parte dei clienti quando acquistano beni da altri Stati membri.
- Aiuta a proteggere le aziende da potenziali frodi, fornendo loro un ulteriore livello di protezione e garanzia sulla loro attività sul mercato.
- Inoltre, può aiutare a garantire che i clienti paghino le tasse in modo corretto e puntuale.
Quali informazioni devo fornire per aprire una partita IVA?
Per aprire un numero di partita IVA, occorre fornire alcune informazioni essenziali. Queste includono:
- Il nome dell'azienda, l'indirizzo e i dati di contatto
- Le sue attività commerciali e i beni o servizi che fornisce
- Prove del suo status giuridico di azienda dell'Unione Europea (come ad esempio un atto costitutivo o un contratto di partnership)
- Dettagli di eventuali numeri di partita IVA esistenti in altri Stati membri dell'UE
Avere a disposizione queste informazioni necessarie prima di richiedere un numero IVA può contribuire ad accelerare il processo di registrazione.
Gli obblighi del titolare dopo l’apertura
Gli obblighi differiscono a seconda della tipologia di regime fiscale del titolare. Nel caso di lavoratore autonomo, oppure di ditta individuale, o ancora di società,
Chi apre la partita Iva, deve necessariamente tenere una documentazione della contabilità, ed ha l’obbligo della doppia fatturazione, una per sè ed una per il cliente. Ogni fattura deve essere dotata di un numero specifico e datata.
Ogni documento fiscale del genere va registrato secondo le procedure di legge definite per il regime fiscale di cui si fa parte (vengono considerate diversamente le Partite IVA che appartengono al regime dei minimi forfettario).
I contributi che deve versare chi apre la Partita IVA
- l’iscrizione alla Gestione Separata Inps e obbligo di versamento di un contributo del 23,5% con cui è riconosciuta: l’indennità di maternità, l’indennità di malattia solo in caso di ricovero ospedaliero e l’assegno per il nucleo familiare
- l’iscrizione all’Inail.
Gli obblighi fiscali presso l'Agenzia delle entrate
- Liquidazione, il versamento e la dichiarazione periodica dell'IVA in base al principio di compensazione.
Le operazioni non imponibili
Sono definiti non imponibili all'IVA le operazioni che, pur materialmente eseguite in Italia, sono ritenute, per presunzione di legge, non eseguite in Italia e quindi non soggette all'imposta sul valore aggiunto per difetto del requisito della territorialità.
I diritti del contribuente in materia di imposta
Il consiglio ECOFIN (composto dai ministri dell'economia e delle finanze degli Stati membri della comunità europea; nei casi di discussioni sul bilancio, ne fanno parte anche i ministri del bilancio), ha deliberato il 18 gennaio 2011 l'attuazione della direttiva n. 2006/112/CE, in merito all'imposta sul valore aggiunto [COM(2009)672 del 17 dicembre 2009]; tale disposizione verrà approvata definitivamente e senza apportare modifiche, durante il prossimo incontro dell' ECOFIN.
Ciò contribuirà a garantire maggiore chiarezza riguardo gli obiettivi di mercato interno dell'Unione Europea. Saranno presenti guide per i fornitori che potranno determinare il luogo d'imposizione e l'aliquota IVA da applicare al cliente mediante la conoscenza della residenza e del suo stato fiscale; e le disposizioni nei casi di eccezione alle regole.
Dove si applica?
E' dedicata ai beni e servizi, che si acquistano e si vendono all'interno dell'Unione Europea; essa inoltre viene utilizzata soprattutto per incrementare gli scambi e le operazioni autorizzate di natura intra-comunitaria. L'imposta viene riscossa in forma frazionata attraverso pagamenti parziali ; per garantire una neutralità dell'imposta i soggetti passivi d'IVA hanno la possibilità di detrarre dal proprio conto IVA l'imposta da altri soggetti imponibili. Alla fine , l' IVA risulta sostanzialmente a carico del consumatore finale sotto forma di percentuale dovuta dal prezzo del servizio o del bene ottenuto.
Le operazioni imponibili possono esserci attraverso:
- Le cessioni di beni da parte di un soggetto passivo.
- Le importazioni di beni che provengono dall'estero, fuori dall'Unione Europea.
- Le prestazioni di servizi effettuati da un soggetto passivo
- Gli acquisti intra- comunitari effettuati da uno stato all'altro all'interno dell'Unione Europea.
L'IVA comunitaria va segnalata, secondo quanto previsto dal D.L. N. 78 del 2010, all'interno del modello di inizio attività (quadro I modello AA7 per i soggetti diversi dalle persone fisiche e AA9 per le imprese individuali e per i lavoratori autonomi).
Nel caso in cui stessi pensando di lavorare al di fuori dell'Italia, ti raccomandiamo di leggere il nostro articolo su perchè lavorare all'estero.
Come richiederla?
Per fare in modo che la normativa venga applicata correttamente l'acquisto intra- comunitario dovrà essere effettuato da chi esercita arti, professioni, enti, imprese, associazioni e organizzazioni di cui all'art. 4 c.4 DPR 633/72 che siano soggetti passivi di imposta nel territorio dello Stato. L'amministrazione finanziaria avrà a disposizione 30 giorni per accettare il modello o meno; in caso di mancata risposta vige il silenzio assenso. Coloro che vengono autorizzati, saranno inseriti all'interno dell'archivio informatico dei soggetti autorizzati all'operatività intra-Ue.
La fattura intracomunitaria
Com’è stato già detto in precedenza l’iva comunitaria riguarda i beni e i servizi che sono venduti o acquistati all’interno dell’Unione Europea. Ogni acquisto deve però essere corredato di una fattura comunitaria, che può anche avere la forma di parcella, nota ecc., deve riportare al suo interno determinate informazioni, che sono riportate nell’elenco che segue.
- Il giorno in cui è stata emessa e il numero identificativo progressivo.
- I dati dei soggetti coinvolti nell’operazione.
- La quantità, la natura e la qualità dei beni.
- Tutti gli importi e i corrispettivi che possono servire per calcolare la base imponibile.
- I requisiti che sono dettati dalla normativa intracomunitaria.
- Isopartita del fornitore estero.
Quest’ultima informazione è di primaria importanza, perchè non sono considerate valide le fatture sprovviste di questa informazione. Nel caso in cui il documento non riporti espressamente la partita IVA, il ricevente dovrà contattare tempestivamente il fornitore e richiedere l’emissione di un nuovo documento che contenga quei dati.
Il modello F
L’amministrazione ha individuato nel modello F il documento che deve contenere gli obblighi d’integrazione della fattura intracomunitaria, per poterla registrare nei registri fiscali e poterla trascrivere sull’elenco che attesta i movimenti periodici degli acquisti che avvengono all’interno dell’Unione Europea, che devo poi essere inviato alla dogana. I modelli F devono essere sottoscritti dalle strutture periferiche e poi devono pervenire all’Ufficio Ragioneria insieme alla copia della fattura di acquisto. All’interno del documento devono essere riportate determinate indicazioni, che sono riportate nell’elenco che segue.
- Dati della struttura che ha effettuato l’acquisto intracomunitario.
- Codice della struttura.
- Dati del fornitore.
- Numero telefonico interno dell’operatore.
- Numero di partita Iva e Codice ISO.
- Data e numero progressivo della fattura.
- Totale valuta, che deve essere indicata in valuta estera.
- Determinazione dell’imponibile e dell’imposta.
- Breve descrizione delle caratteristiche principali del bene, espresse in lingua italiana.
- Trascrizione di tutti i dati che servono per la predisposizione dei modelli INTRASTAT, tra cui: la nomenclatura combinata, la natura della transazione, la massa netta del bene acquistato, le generali condizioni di consegna, l’unità supplementare, le modalità di trasporto e il paese da dove proviene l’articolo.
Prassi normativa per la registrazione del brand aziendale
Il contratto di merchandising e quello di sponsorizzazione sono contratti atipici, cioè non regolati dal nostro Codice Civile. detto questo, vedremo oggi come registrare un brand, in modo da tutelare la nostra azienda.
Il marchio o brand è un segno che può essere registrato e quindi tutelato.
- può essere anche composto da una frase (Es. Mondo convenienza, la nostra forza è il prezzo) oppure da un elemento grafico accompagnato da testo.
- La confezione (il package) di un prodotto può essere considerato marchio purchè non sia essenziale alla funzionalità, cioè il package sia particolare e la forma sia tale non solo per motivi di trasporto (es. bottiglia di profumo).
- Anche i jingle possono essere registrati come marchi sonori.
- Esistono marchi olfattivi che sono registratiattraverso una formula chimica (a cui si deve far riferimento anche per i prodotti estratti dalla natura).
- Anche i colori dei marchi possono essere tutelati. Non certo i colori primari, ma l’abbinamento tra forma e colore.
- non può essere composto da una parola banale, ma è necessaria una composizione originale (es. non posso registrare un marchio composto dalla parola scarpa per indicare le calzature).
E’ il dec. Leg. N. 30 del 2005 che definisce la proprietà industriale e quindi il marchio. La procedura da eseguire per laregistrazione del marchio è differente a seconda del paese in cui è registrato (principio di territorialità).
E’ necessario registrarlo nello Stato in cui se ne vuole ottenere tutela. Quindi esistono tante procedure differenti da eseguire quanti sono gli Stati in cui si vuole tutela. Esiste anche una procedura comunitaria (Unione europeaper 27 paesi) che si basa sul deposito del marchio da tutelare al UAMI.
Quali sono le garanzie della registrazione
La registrazione del brand consente di esser l’unico soggetto legittimato ad usare il marchio, nel paese in cui è registrato. Può essere registrato in una determinata classe merceologica o in tutti gli ambiti di mercato. La classificazione di Nizza è valida in tutto il mondo ed è composta da 45 classi. A volte le classi sono composte da elementi appartenenti a categorie merceologiche differenti quindi è necessario registrare il marchio in più classi e pagare più tasse di registrazione.
La visura per la registrazione del marchio può essere eseguita presso l’ufficio Brevetti e Marchi (a Roma) o nelle banche dati online (www.uibm-gov.it)
Quali sono i doveri dopo aver registrato un marchio
L’ onere/dovere post- registrazione consiste nel suo utilizzo entro 5 anni dal momento della registrazione. Per i prodotti o le classi in cui il marchio non è stato utilizzato nei 5 anni successivi la registrazione, decade la tutela. A volte vengono registrati anche nomi simili al marchio originale in modo da ottenere tutele anche sui termini frutto di errori e storpiature del marchio originario, che potrebbero portare confusione al consumatore.
Come scaricare i costi della partita IVA?
Quando si vuole aprire una partita IVA è indispensabile avere una visione molto chiara di tutti i costi da affrontare o che si possono scaricare dal reddito professionale. Innanzitutto bisogna partire dal calcolo del proprio reddito tassabile, dato dalla differenza tra il fatturato dell’anno e i costi deducibili. Tale differenza è il reddito imponibile, ovvero la parte di reddito su cui viene applicata la tassazione, ed è possibile ridurlo tramite un’attenta gestione dei costi detraibili. Per capire se una spesa aziendale è deducibile bisogna seguire tre principi: inerenza, certezza e determinabilità.
Il principio di inerenza stabilisce che tra il costo sostenuto e il reddito imponibile esiste una correlazione, pertanto il costo non verrà ricondotto ai guadagni realizzati. Secondo questo principio anche spese personali possono essere scaricate, come ad esempio trasferte, soggiorni per formazioni professionali, auto in leasing e spese alimentari. Per quanto riguarda quest’ultima voce è bene ricordarsi che i buoni pasto sono acquistabili anche dalle partita IVA e vengono considerati un costo detraibile, pertanto si può approfittare dei buoni specialmente durante i viaggi lavorativi.
I restanti due principi sono strettamente collegati tra loro, la certezza attesta l’esistenza effettiva della spesa, che deve essere valida dal punto di giuridico, mentre la determinabilità verifica che l’ammontare del costo effettuato si basi su una valutazione estimativa e non su criteri soggettivi. Questo serve per far sì che non vengano sottratte dal reddito delle spese basate su calcoli approssimativi o spese che sono state previste ma non ancora attuate.
Come abbiamo visto, aprire una partita IVA oggi giorno è molto più semplice e rapido di quanto si pensi, ma è comunque necessario porre la giusta attenzione circa tutti i processi da svolgere e avere una visione ben chiara di come verranno calcolate le spese.
Come presentare la dichiarazione IVA in Italia?
Se si è registrati per l'IVA in Italia, occorre presentare regolarmente la dichiarazione IVA. Si tratta di un processo che prevede la raccolta di informazioni sulle vendite e sugli acquisti, il calcolo dell'importo dell'IVA dovuta e la presentazione della dichiarazione all'Agenzia delle Entrate Per assicurarsi che le dichiarazioni siano presentate in modo puntuale e accurato, è importante comprendere i requisiti IVA di ciascun Paese in cui opera. Inoltre, molti Paesi offrono strumenti o servizi software per aiutare le aziende a gestire i processi IVA in modo più efficiente. Ad esempio, l'Italia offre una serie di strumenti online, come Fattura24 - un servizio all-in-one di fatturazione, contabilità e deposito fiscale - che può essere utilizzato per calcolare e depositare una dichiarazione IVA.
Quanto cosa il commercialista?
Il costo può variare a seconda del suo livello di esperienza, dei servizi richiesti e di eventuali costi aggiuntivi associati alla sua attività. In generale, l'onorario di un commercialista si aggira tra i 50 e i 250 euro al mese (più IVA) per la gestione di un processo di conformità di base, come la presentazione della dichiarazione IVA trimestrale. Possono essere applicati onorari aggiuntivi per requisiti più complessi, come le transazioni transfrontaliere o la pianificazione fiscale internazionale. È importante discutere di questi onorari prima di affidarsi ai servizi di un commercialista, in modo da sapere esattamente cosa verrà addebitato.
Come chiudere una partita IVA
Se si desidera chiudere la partita IVA in Italia, il processo è relativamente semplice. Innanzitutto, occorre fornire una comunicazione scritta di cessazione all'Agenzia delle Entrate almeno tre mesi prima della data in cui desidera chiudere il numero IVA. Questa comunicazione deve includere dettagli come il nome dell'azienda, l'indirizzo registrato e le informazioni sull'attività. Dopo aver fatto questo, sarà necessario presentare una dichiarazione IVA finale per il periodo in cui l'attività cesserà. Infine, se ci sono debiti in sospeso o tasse dovute da periodi precedenti, questi devono essere pagati prima che il numero possa essere chiuso.
Versamenti fiscali dell'IVA
Altri obblighi per la partiva Iva sono legati alla liquidazione e al versamento della stessa; le liquidazioni vanno effettuate a cadenza mensile o trimestrale, non superando il quindicesimo giorno del mese che segue a quello di riferimento.
I versamenti si effettuano tenendo conto delle liquidazioni periodiche e si pagano mediante modello F24, da recuperare in ufficio postale o in banca; esso è di natura annuale e andrà saldato entro il 15 marzo di ogni anno.
Registri contabili per chi ha la partita IVA
Dopo l'emissione della fattura, essa andrà inoltre registrata all'interno di registri appositi; la detrazione della partiva IVA è prevista solo per attività soggette ad imposta; escluse e non imponibili. Anche questo fa parte degli obblighi per la partiva Iva.
Dichiarazione fiscale e Obblighi
Inoltre tra gli obblighi per la partiva Iva c'è quello di presentare una dichiarazione che può essere Unificata e consegnata mediante Modello Unico, contenente la dichiarazione Iva, dei redditi e dei sostituti di imposta (Modello 770), oppure Separata. Infine fra obblighi per la partiva Iva c'è quello di esporre la stessa sulla Home Page del sito dell'azienda, per evitare di pagare una sanzione di circa 2000 euro.
Riforma recente dei contratti: ecco i nuovi obblighi per la partiva Iva
Anche dal punto di vista normativo, le collaborazioni di questo tipo erano favorite dalla legislazione sul lavoro dell'epoca, ma spesso erano veri e propri obblighi per la partiva Iva da parte dell'azienda che doveva dichiarare di avere nell'alveo dei collaboratori professionisti, anche dipendenti a partita IVA con un impiego che poco aveva a che fare con questo tipo di figure. Per contrastare l'eccessivo ricorso alle collaborazioni coi titolari di partita IVA, nella riforma del mercato del lavoro che era in vista, il Governo Monti aveva proposto una serie di norme: innanzitutto, era stata determinata una contiguità di tipo non solo logico, ma anche normativo, fra le collaborazioni di tipo professionale, fossero esse occasionali o autonome, e quelle di collaborazione a progetto.
Questo significava che sarebbe stata applicata per i contratti a Partita IVA la stessa disciplina e dunque le stesse sanzioni delle collaborazioni in contratto tempo indeterminato. Si tendeva cioè a dare un carattere coordinato e continuativo alle collaborazioni di questo tipo, a patto che durassero almeno sei mesi nell'arco di un anno, e che il professionista con partita IVA ricavasse più dei ¾ dei corrispettivi. Grazie a questi interventi di riforma del contratto con dipendenti a partita IVA, il governo continuava a tracciare il percorso per rendere le tipologie contrattuali a termine un passaggio verso l'assunzione a tempo indeterminato.
Specialmente per questa tipologia di professionisti, la soluzione prevista dal governo era intesa come una alternativa a quella che era una ridefinizione del concetto di lavoro subordinato, in cui si voleva inserire anche la dipendenza economica, poco verificabile stando alle tutele dei vari contratti di lavoro dell'epoca.
Discorso a parte per i professionisti iscritti ai vari albi e simili, che rimanevano comunque esclusi da questo tipo di riforma. In vista di quanto detto finora, erano stati revisionati e resi più razionali i parametri e le modalità di apertura della Partita IVA.
Quali sono le novità fiscali a partire dall’1° Luglio 2022?
A partire dall’1 Luglio 2022 sono tante le novità fiscali che sono entrate in vigore, a partire dalla fatturazione elettronica fino all’avvio completo del regime delle sanzioni nel caso in cui ci fosse una mancata accettazione dei pagamenti con lo strumento del POS. La Fattura elettronica per i forfettari è sicuramente la principale novità di questo mese, perché le partite IVA con ricavi o compensi superiori a 25.000 euro passeranno tra i soggetti obbligati alle e-fatture, nonché agli adempimenti collegati, in prima materia sull’imposta di bollo.
Anche per i commercianti professionisti, sono state previste delle sanzioni nel caso in cui ci sia una mancata accettazione dei pagamenti con il POS. Tutte le novità al debutto a partire dal mese di Luglio, fanno parte delle misure considerate dal decreto PNRR 2, ovvero uno degli obiettivi annuali considerati nell’ambito della riforma e dell’Amministrazione fiscale. Insieme a questi aggiornamenti, restano confermate delle regole specifiche in ambiente sanitario, nello specifico il divieto di emissione della fattura per mezzo di SDL per tutte le esposizioni effettuate rispetto a persone fisiche. Sempre relativamente alla materia IVA, dal primo luglio è stato previsto l’abbandono dell’esterometro, ovvero la comunicazione dei dati di tutte quelle attività transfrontaliere. Per tutte le attività di cessione dei beni, nonché di prestazione di servizi ottenute dal primo Luglio 2022, tutti gli operatori possessori di partita IVA, sono obbligati ad apportare nuove regole che vedono il circuito di interscambio come un unico e completo canale di trasmissione, anche principalmente per l’invio dei dati che sono relativi a tutte le fatture verso e dall’esterno. Sfruttando il formato della fattura elettronica, tutti i dati delle operazioni estere hanno la finalità di essere inviati mediante il proprio sdl sulla base di scadenze catalogate:
- Su tutte le operazioni passive, la trasmissione avviene entro il quindicesimo giorno del mese che succede a quello della ricezione dei documenti;
- Su tutte le operazioni attive, la trasmissione avviene entro i termini di emissione delle fatture o dei documenti che ne attestano la corrispondenza.
Regime fiscale agevolato: come funziona questo tipo di Partita IVA
Il regime fiscale agevolato è una delle iniziative dello stato volte ad incentivare l'imprenditoria giovanile, incoraggiando i ragazzi, da un punto di vista economico ad avviare la propria attività.
Nel panorama lavorativo italiano ci sono ancora oggi poche prospettive per i giovani, soprattutto in alcune zone del paese e in alcuni settori commerciali. Sono molti i ragazzi, con età inferiore ai 35 anni, che avviano un’impresa individuale, lavorando come collaboratori non assunti per aziende di varia tipologia. In alcuni settori questo tipo di “contratto” è molto diffuso, soprattutto in ambito legale, in edilizia e nelle ditte di trasporti. Le leggi italiane sono particolarmente favorevoli per chi apre una partita IVA giovani, vediamo le condizioni.
L’apertura della Partita IVA consente, al titolare, di avviare un’attività in proprio. L’attribuzione di un numero di Partita IVA infatti permette di fatturare i lavori svolti e di pagare le tasse come imprenditore e non come lavoratore dipendente ma partita iva, che abbia un compenso a prestazione oppure uno stipendio fisso o mensilità in busta paga, compreso di tredicesima e quattordicesima, tramite un contratto che può esser full time o partime, a tempo determinato, co.co.pro (clicca qui per avere maggiori informazioni su questo contratto) o a tempo indeterminato, o anche stagionale purchè consenta il regolare pagamento dei contributi tramite il versamento delle imposte, garantendoci, nel futuro, la meritata pensione.
Nel caso tu voglia informazioni dettagliate sulla tredicesima, puoi trovarle nel nostro articolo sulla tredicesima per le neo-mamme.
In Italia chiunque guadagni, con il suo lavoro autonomo non come dipendente ma con partita iva, che offra un compenso a prestazione oppure uno stipendio fisso o mensilità in busta paga, compreso di tredicesima e quattordicesima, tramite un contratto che può esser full time o partime, a tempo determinato o a tempo indeterminato o anche stagionale purchè consenta il regolare pagamento dei contributi tramite il versamento delle imposte (grazie alla ricerca del singolo codice tributo puoi identificare quali sono le tasse che devi pagare), garantendoci, nel futuro, la meritata pensione. cifre superiori ai 5.000 euro ha l’obbligo di aprire una Partita IVA.
Per farlo non si deve spendere nulla, basta compilare la modulistica disponibile presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate, ma anche sul sito internet del Registro delle Imprese. In pratica è sufficiente connettersi al sito per avviare la propria impresa, il tutto in modo del tutto gratuito. Volendo è anche possibile recarsi presso un commercialista, in modo da avere un costante controllo di tutti gli adempimenti, che riguardano principalmente i versamenti da fare a favore di Enti pubblici, come ad esempio l’INPS.
Lo Stato e le norme fiscali prevedono un regime fiscale agevolato per i soggetti (persone fisiche ed imprese familiari) che aprono la partita IVA (previa domanda alla camera di commercio) per avviare una nuova attività o per svolgere un lavoro autonomo (liberi professionisti).
I vantaggi di questo regime sono economici
Al soggetto con Partita IVA sono riconosciuti i seguenti vantaggi da regime fiscale agevolato:
- un notevole risparmio economico relativo alle tasse,
- una semplificazione degli obblighi e delle procedure fiscali.
Più nel dettaglio il regime fiscale per i soggetti con partita IVA agevolata è applicato ai primi tre anni di attività e prevede il “non pagamento” dell’IRPEF e delle imposte relative addizionali (comunali e regionali), che sono sostituite dall’imposta sostitutiva pari al 10% del reddito conseguito (ricavi meno costi).
I requisiti per ottenerlo
- Il richiedente deve essere una persona fisica che intende intraprendere un’attività imprenditoriale (ditta individuale) o un’attività di lavoro autonomo (professionista).
- E’ ammesso il beneficio anche per le imprese familiari, cioè le ditte individuali in cui collaborano i familiari e dove il “capofamiglia” imprenditore detiene almeno il 51% degli utili.
I compensi (per i professionisti) o i ricavi (per le imprese) annuali non devono superare un determinato ammontare:
- € 30.987,41 per i lavoratori autonomi;
- € 30.987,41 per le imprese che hanno per oggetto la prestazione di servizi ovvero 61.974,83 euro per le imprese aventi per oggetto altre attività.
Quando decadono i termini
In particolare, in caso tali importi siano superati, è prevista la decadenza del regime fiscale agevolato e la tassazione ordinaria del reddito: dallo stesso anno d’imposta, se i limiti di cui sopra sono superati di oltre il 50%.
La partita IVA per i giovani
In effetti il concetto di Partita VIA e regime fiscale agevolato per i giovani non è totalmente corretto, i termini adeguati sono infatti “Regime dei Minimi”. Si tratta di un particolare regime fiscale, cui possono aderire diverse categorie sociali, tra cui i giovani con età inferiore ai 35 anni, che non abbiano aperto una partita IVA nei 3 anni precedenti.
Questo tipo di scelta consente di godere di un regime fiscale agevolato economico particolarmente vantaggioso: l’aliquota per il pagamento dell’IRPEF è unica, stabilita al 5%; non è necessario tenere registri fiscali dell’impresa; non è necessario pagare l’IRAP e alcuni altri balzelli di tipo locale; il contribuente ha uno sconto sull’aliquota INPS, che è fissata al 24%. In pratica questo tipo di regime fiscale consente ad un giovane di avviare un’attività rapidamente, risparmiando ampiamente sugli adempimenti fiscali e sulle spese per le tasse. Il regime fiscale agevolato dura un certo lasso di tempo e non può essere confermato per le aziende che hanno un fatturato massimo che supera i 30.000 euro, che salgono a 50.000 per le imprese che operano in ambito commerciale.
Principali vantaggi del lavoro autonomo
L’imprenditor e che deve avviare una nuova impresa trae enorme giovamento dal regime fiscale agevolato dei minimi, in quanto non è costretto a pagare imposte particolarmente elevate. Questo consente, in prima battuta, di investire tutto ciò che si guadagna nella propria impresa, favorendone così un corretto avviamento. Il problema principale che affligge le imprese appena avviate è infatti correlato ai guadagni, soprattutto nei primi mesi di attività. La possibilità di non dover spendere cifre eccessive per le tasse consente ai giovani di avviare la propria impresa con maggiori possibilità di successo.
Tra i principali vantaggi dello scegliere un lavoro autonomo sicuramente c'è quello di poter valutare l'idea di inventarsi un lavoro creativo basato sulle proprie passioni.
Noleggio auto a lungo termine per partita IVA: vantaggi e come funziona
Il cambio di passo e il boom dell’NLT, divenuto evidente soprattutto negli ultimi anni, è dovuto a un fattore prettamente culturale. Gli italiani per molto tempo infatti hanno identificato la formula del noleggio con la rinuncia al possesso dell’automobile, inteso spesso come un vero e proprio status symbol. Una volta comprese le potenzialità, i vantaggi e la convenienza del noleggio auto la prospettiva ha però iniziato lentamente a cambiare.
Rispetto al percorso che conduce alla proprietà della macchina, il noleggio innanzitutto non richiede di immobilizzare somme importanti di denaro. Un bel vantaggio anche per il target dei più giovani, che non dispongono ancora di capitali ingenti. Altro aspetto interessante è poi quello relativo alla possibilità di cambiare alla scadenza di ciascun contratto di noleggio la macchina, mettendosi alla guida dell’ultimo modello in fatto di motorizzazione, estetica e accessori. Senza dimenticare che il noleggio a lungo termine per partita IVA assicura un vantaggio cruciale, che si somma alla tranquillità di mettersi alla guida sapendo che le incombenze burocratiche restano a carico della società di noleggio: è quello relativo alla fiscalità.
I vantaggi legati alla fiscalità per i professionisti con partita IVA
Il noleggio a lungo termine per partita IVA consente infatti di dedurre dal calcolo delle imposte dirette i canoni mensili corrisposti in base al contratto con la società di noleggio. Se la macchina viene utilizzata solo e unicamente come bene strumentale allo svolgimento dell’attività di impresa, allora la deducibilità del canone è massima. Altrimenti la deducibilità si riduce se il veicolo non risulta essere strumentale soltanto all’attività d’azienda o non sia assegnato a un dipendente. Rientrano inoltre nel canone mensile tutta una serie di spese e incombenze che fanno vivere i viaggi e gli spostamenti con un surplus di tranquillità: bollo, assicurazione, manutenzione ordinaria e straordinaria, cambio gomme, soccorso stradale e così via.
Il mondo del noleggio auto a lungo termine è, per sua essenza, costantemente al centro di rivoluzioni e aggiornamenti. Ecco perché per venire incontro alle esigenze di un pubblico sempre più ampio, in particolare i privati e i possessori di partita IVA, le società di noleggio hanno iniziato a offrire la formula senza anticipo. Quest’ultima si caratterizza per la presenza di una rata leggermente maggiore, comunque competitiva, ma anche per l’assenza di alcun tipo di esborso prima di salire a bordo del mezzo e iniziare a guidare. In pratica, il pagamento resta affidato alla corresponsione delle rate del mese.
Per saperne i più su come entrare nel mondo del lavoro e sei alle prime armi allora ti consigliamo questi articoli:
- Come diventare libero professionista (clicca qui per leggere l'articolo)
- Come funzionano le leggi sulla privacy per il curriculum (clicca qui per ulteriori informazioni)
- Come funziona un colloquio di gruppo (clicca qui per leggere la guida)
- Esempio di curriculum vitae (clicca qui per vedere alcuni esempi)