Dopo aver pubblicato un articolo sulla buonuscita dopo il licenziamento, oggi cambiamo argomento. L’indennità di maternità se scade il contratto viene riconosciuta secondo modalità differenti in base alla conclusione del rapporto di lavoro avvenuta da più di 60 o 120 giorni oppure meno. Difatti il parere del Consiglio di Stato numero 460/2003 evidenzia differenti casi.
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- Diritti e tutele per le madri lavoratrici
- Contratto a tempo determinato e maternità (se il contratto risulta scaduto da meno di 60 giorni)
- Possiamo rinnovare il contratto a tempo determinato?
- chi paga la maternità: conosci questa indennità per i tuoi diritti di mamma?
- Presentare la domanda
- Requisiti per il congedo di maternità obbligatorio
- Le novità introdotte dal decreto 80 per la nostra busta paga
E’ utile sapere che, secondo la sentenza della Corte Costituzionale numero 405/2001 si ha il diritto all'indennità di maternità che viene riconosciuto pure nei casi di licenziamento di giusta causa, a causa di colpa grave verificatasi nel periodo di congedo per maternità.
Diritti e tutele per le madri lavoratrici
Quello del contratto a tempo determinato e la maternità è un diritto scontato per le giovani donne della nuova generazione ma, la storia, ci ha insegnato che per le donne i tempi passati non sono mai stati rosei. Motivo per cui, risulta doveroso, sviluppare una parentesi sulle tutele e i diritti per le madri lavoratrici indipendenti, cosicché si conoscano, almeno nei suoi costituenti, i principi che garantiscono l’inviolabilità del ruolo di madre all’interno di questa società.
Prima di intraprendere l'avventura della formazione di una famiglia, senza rinunciare a nessuno degli aspetti della propria vita, le donne che lavorano hanno la responsabilità morale di informarsi su quello che la legge dispone per equilibrare maternità e lavoro. La normativa vigente offre vari strumenti per sostenere le neo-mamme e, più ampiamente, i neo-genitori, e si compone di sei elementi chiave.
L'INPS fornisce un documento dettagliato che illustra queste disposizioni. Il terzo elemento riguarda l'indennità di maternità, che prevede un periodo di congedo giornaliero pari all'80% del normale stipendio. Il quarto elemento, invece, è più generale e riguarda entrambi i genitori: si tratta del congedo parentale. In poche parole, si tratta di un periodo di astensione volontaria dal lavoro, che può durare fino a 10 mesi nei primi 12 anni di vita del bambino o della bambina. Questo tipo di congedo può essere richiesto da entrambi i genitori, che lavorano, per un periodo continuativo o suddiviso, purché non superi i 6 mesi.
Il quinto punto contempla i permessi di riposo per le madri, necessari per l'allattamento e la cura del figlio, soprattutto in caso di handicap. Questo punto riconosce la necessità delle madri di dedicare del tempo alla cura del bambino, garantendo loro la possibilità di farlo senza subire penalizzazioni sul posto di lavoro.
Infine c’è il congedo per malattia del figlio, per cui i genitori hanno il diritto di astenersi dal lavoro per tutta la durata del figlio fino ai suoi 3 anni. Questi diritti sono molto importanti ed è impensabile richiedere la maternità senza essere a conoscenza delle tante sfaccettature dei diritti di una lavoratrice madre. vediamo ora i dettagli sul contratto a tempo determinato e la maternità.
Per conoscere meglio il sistema di tutela sul lavoro, informarti sul compito delle direzioni provinciali del lavoro.
Contratto a tempo determinato e maternità (se il contratto risulta scaduto da meno di 60 giorni)
Per il contratto a tempo determinato e la maternità nel computo dei 60 giorni, non vengono calcolate eventuali assenze per:
- malattia o infortunio sul lavoro,
- eventuali periodi di congedo parentale o per malattia del bambino relativi ad una precedente maternità o per la cura di minori in affidamento,
- il periodo di mancata prestazione lavorativa prevista dal contratto part-time di tipo verticale.
In questo caso di contratto scaduto da un periodo inferiore a 60 giorni rispetto alla dpp (data presunta del parto) il soggetto usufruisce dell'astensione di tipo obbligatorio (ovvero tre mesi dalla nascita del figlio).
Se vuoi approfondire la tua conoscenza sulle diverse tipologie di contratti lavorativi in Italia, ti suggerisco di leggere questo articolo esaustivo sui livelli del contratto per i chimici oppure clicca qui per scoprire le novità sul Jobs Act di Renzi.
Se vuoi andare in profondità rispetto ad alcuni argomenti relative ai contratti, leggi il nostro articolo sul lavoro a intermittenza.
Maternità e contratto scaduto da oltre 60 giorni
Nel caso il contratto a tempo determinato e la maternità se questo sia scaduto da un periodo maggiore di 60 giorni da quando è iniziato il congedo per maternità, allora l’indennità di maternità viene riconosciuta dall’INPS qualora la lavoratrice risulti, alla data di inizio del congedo di maternità, sotto trattamento di disoccupazione. Questo prevede che venga sostituita l'indennità di maternità e dato il trattamento di disoccupazione. La stessa vale procedura per chi gode dell’indennità di mobilità.
Possiamo rinnovare il contratto a tempo determinato?
Possono essere assunti con contratto a tempo determinato o a progetto (co.co.pro) le seguenti figure professionali di settore: i dirigenti, gli iscritti a liste di mobilità, i disabili, e i lavoratori del turismo.
Scopriamo i dettagli in materia di assunzioni per i vari settori
Una copia del contratto deve essere consegnata al lavoratore entro cinque giorni dall'inizio del rapporto di lavoro. È consentita l'assunzione a termine anche di quadri dirigenziali, purché la durata del contratto a tempo determinato non superi i cinque anni. Non possono essere previsti limiti che siano conclusi:
- per una durata non superiore ai 7 mesi;
- nella fase di avvio di nuove attività;
- per ragioni di carattere sostitutivo;
- per l'intensificazione dell'attività lavorativa in alcuni periodi;
- nel settore dello spettacolo;
- per l'esecuzione di un'opera o di un servizio definiti o predeterminati nel tempo;
- al termine di un periodo di tirocinio;
- per l'assunzione di lavoratori di età superiore a 55 anni
Per chi è curioso di approfondire l'argomento dei contratti di lavoro, c'è la possibilità di conoscere maggiori dettagli riguardanti il contratto per cooperative sociali.
La durata del contratto a tempo determinato nei dettagli per ogni figura professionale
La durata massima di un eventuale contratto a tempo determinato viene apposta sul contratto stabilito tra il datore di lavoro e il dipendente. In ogni caso, la durata massima di questa tipologia contrattuale è fissata in 12 mesi, termine fissato dal decreto legge 87/2018 diventato la legge 96/2018. Questa durata di un anno può essere alzata fino a 24 mesi soltanto qualora ci siano condizioni specifiche:
- esigenze straordinarie;
- la necessità di sostituire un altro dipendente;
- l’esigenza di incrementare temporaneamente l’attività lavorativa ordinaria.
Nel caso in cui, invece, si intenda rinnovare il contratto, tra il primo e il secondo rinnovo devono essere rispettate delle tempistiche ben precise, a meno che non si voglia rischiare di incorrere in multe molto pesanti.
Questi intervalli di tempo sono i seguenti:
- 10 giorni se il primo contratto durava meno di 6 mesi;
- 20 giorni se il primo contratto durava più di 6 mesi.
Inoltre, il datore di lavoro deve necessariamente rispettare un limite degli assunti a tempo determinato, che corrisponde a una certa soglia percentuale calcolata sul resto dei lavoratori a tempo indeterminato, pena sanzioni economiche, stabilite dal Decreto Legge 34/2014. I contratti a tempo determinato che possono essere stipulati in un’azienda sul mercato, quindi, non può superare il 20% delle figure professionali assunti a tempo indeterminato nel corso dell’anno di assunzione. Naturalmente questa soglia non vale nel caso di assunzioni mirate a sostituzioni, contratti stagionali e collettivi e in altre circostanze specifiche stabilite dalla medesima normativa di riferimento.
Una volta che il contratto a tempo determinato scade cosa succede? Potrebbe risolversi definitivamente oppure trasformarsi in un’assunzione vera e propria. Ad esempio, se una volta scaduto il contratto il lavoratore continua a lavorare per altri 30 giorni – se il suo contratto durava meno di 6 mesi – o per altri 50 giorni – se il contratto durava più di 60 giorni – il datore di lavoro dovrà pagare al dipendente una maggiorazione per ogni giorno in più in cui il rapporto lavorativo è effettivamente proseguito di una percentuale stabilita. I giorni fino al decimo dalla scadenza del contratto prevedono una maggiorazione retributiva del 20% e quelli ulteriori fino al 40%.
Se poi, questo limite temporale dei 30 o 50 giorni viene ulteriormente superato, il contratto a tempo determinato si trasforma di legge in un rapporto di lavoro a tempo indeterminato a tutti gli effetti. È bene sapere, inoltre, che la proroga si può mettere in atto fino a un massimo di quattro volte, dalla quinta proroga il contratto diventa automaticamente a tempo indeterminato.
Investiga a fondo le diverse modalità contrattuali e dedicati a studiare dettagliatamente questi due argomenti:
- Contratto per gli studi professionali;
- Legalità del doppio lavoro.
Ipotesi in cui non è permesso stipulare l'accordo: leggi del mercato del lavoro
Negli ultimi anni i contratti a tempo determinato si sono ampiamente diffusi ed è per questo che la legge ha dovuto analizzare e regolamentare questo tipo di accordo tra le parti in maniera tale che entrambe risultino tutelate in ogni situazione, dalla più semplice alla più complessa.
Una cosa importante da sapere, sia che siate dalla parte di chi assume, sia di chi viene assunto, è che vi sono situazioni in cui la legge vieta assolutamente che venga stipulato un contratto a tempo determinato in relazione sia alle esigenze che riguardano la tutela del mercato del lavoro, sia alla necessità di evitare comportamenti scorretti da parte del datore di lavoro.
Le situazioni cui facciamo riferimento ovvero quelle in cui non è ammesso l’inserimento del termine nel contratto sono le seguenti:
- Qualora ci si trovi davanti a lavoratori che esercitano il diritto di sciopero;
- Quando ci si riferisce ad unità produttive in cui, nei sei mesi precedenti, sono stati effettuati dei licenziamenti collettivi che hanno riguardato lavoratori con le stesse mansioni cui fa riferimento il contratto a tempo determinato, a meno che questo tipo di contratto non sia stato scelto allo scopo di provvedere all’assunzione di lavoratori iscritti nelle liste di mobilità, all’assunzione di lavoratori non presenti o pure abbia una durata iniziale inferiore o uguale ai tre mesi;
- Quando si ha a che fare con datori di lavoro che non sono stati in grado di valutare i rischi relativi alla salute e alla sicurezza dei lavoratori, sottovalutando le norme relative a questo campo.
Infine è necessario comprendere che, nel caso in cui venga violato il divieto di contratto, questo si trasforma automaticamente in contratto a tempo indeterminato.
Un vantaggio: la precedenza nelle assunzioni in azienda per il contratto a tempo determinato
Il lavoratore che presta attività presso la medesima azienda per un periodo che supera i sei mesi sotto un contratto a tempo determinato, secondo la legge ha diritto di precedenze nelle prossime assunzioni a tempo indeterminato che il datore di lavoro intende realizzare entro i dodici mesi successivi, naturalmente nella mansione già esercitata dal lavoratore. Tale diritto di precedenza deve risultare espressamente all’interno del contratto a tempo determinato e può essere esercitato se e solo se il lavoratore metta per iscritto la propria volontà di essere assunto entro i sei mesi dalla data di termine del rapporto lavorativo, trascorso un anno dalla data di fine rapporto, scade il diritto di precedenza del lavoratore.
chi paga la maternità: conosci questa indennità per i tuoi diritti di mamma?
Quando una lavoratrice è in stato interessante, oppure è riuscita ad avere in adozione o affidamento un bambino, può richiedere l'indennità di maternità. Sostanzialmente la neo mamma ha il diritto a una sostituzione della normale retribuzione durante il periodo in cui è non può recarsi a lavoro. Ma chi paga la maternità? Può essere richiesta sia da cittadini italiani che stranieri a patto che sia confermata la maternità e che sia effettivamente iniziato il rapporto di lavoro.
Conoscere i propri diritti come mamma è davvero importante, la gravidanza è un periodo difficile e un aiutino non fa male a nessuna. Sicuramente questo libro che voglio consigliarvi un'aiuto ve lo darà ma sarà più di conforto emotivo! Tutte le categorie di lavoratrici possono richiederla, a prescindere dal tipo di contratto di lavoro. Leggiamo il resto dell'articolo per scoprire chi paga la maternità.
E' il caso dell'INPS
Ci sono poi casi in cui l'INPS in prima persona è chi paga la maternità. In particolare, viene pagata alle lavoratrici che hanno le seguenti caratteristiche:
- disoccupate, cassintegrate o in mobilità con diritto alla prestazione previdenziale prevista;
- disoccupate o sospese la cui gravidanza ha avuto inizio entro i 60 giorni dal termine o dalla sospensione del contratto di lavoro;
- lavoratrici domestiche che abbiano maturato almeno 1 anno di contributi nel periodo dei due anni precedenti l'assenza obbligatoria, o almeno 6 mesi nell'anno precedente;
- braccianti agricole che abbiano maturato almeno 51 giornate lavorative nel precedente anno rispetto all'assenza obbligatoria;
- stagionali o lavoratrici del mondo dello spettacolo che abbiano prestazioni di lavoro saltuario, oppure un contratto a tempo determinato
A quanto ammonta?
L'Inps effettua un calcolo rispetto alla situazione contrattuale della madre (o nel padre, perché è possibile che, a particolari condizioni, sia questi a ricevere l'indennità, ovvero: morte della madre, infermità, abbandono).
Si calcola la media della retribuzione giornaliera degli ultimi 30 giorni (considerando tutto i giorni indennizzabili). La cifra è generalmente parti all'80% di questa media. I Contratti collettivi possono variare quest'importo, raggiungendo in alcuni casi anche il 100%.
Quanto dura il periodo per cui vale l'indennità?
La possibilità di fruire di chi paga la maternità dura per l'intero periodo di allontanamento dal lavoro, secondo quanto disposto dalla Direzione provinciale del Lavoro. Di norma si tratta di un periodo di 5 mesi a cavallo del parto.
In caso di adozione o affidamento, il periodo di indennità è di 3 mesi dal giorno in cui il bambino, che non deve aver superato i 6 anni, entra a far parte della famiglia. Questo nel caso di adozione nazionale.
Per una adozione internazionale, l'indennità vale anche se il bambino ha superato i 6 anni di età.
Presentare la domanda
La domanda per ricevere l'indennità di maternità va effettuata all'INPS, congiuntamente al datore di lavoro, nel periodo precedente all'astensione obbligatoria. Alla domanda va naturalmente allegato il certificato di gravidanza rilasciato dal ginecologo, necessari per ricavare il periodo di gestazione e la data indicativa del parto.
E se la madre è precaria?
La situazione descritta è molto comune: nel 2010 hanno richiesto l'indennità più di 7000 mamme precarie.
Le madri devono essere iscritte alla Gestione separata. Si tratta di un fondo previdenziale dell'Inps dedicato a coloro i quali raggiungono i 5000 € l'anno ma tramite contratti saltuari e di collaborazione (ovvero: i lavoratori precari).
In questo caso chi paga la maternità? L'Inps che paga totalmente questa somma dell'indennità, per richiedere la quale sono necessari tre contributi mensili nei dodici mesi che precedono la gravidanza il cui importo deve raggiungere i 14.334 €.
Il valore dipende da numerosi fattori, anche se di base condivide il valore dell'80% del reddito medio giornaliero.
Requisiti per il congedo di maternità obbligatorio
Prima di compilare la richiesta per il congedo per maternità, bisogna verificare di essere in possesso di determinati requisiti. Ovviamente, secondo quanto previsto dall'art. 17 L. n. 1204 del 1971, è necessario che la futura mamma abbia stipulato un rapporto di lavoro che prevede la retribuzione attraverso un salario.
Casi particolari di congedo
Esistono poi una serie di casi particolari relativi soprattutto al periodo di partenza del pagamento degli indennizzi e a quello di termine, che di norma vanno dai 2 mesi precedenti alla data prevista del parto, fino a 7 mesi successivi alla data stessa.
Come compilare la domanda di congedo per le mamme?
Prima di compilare il modulo per la maternità obbligatoria, è bene conoscere cosa bisogna presentare agli uffici dell'INPS. Naturalmente, il modulo va compilato inserendo i dati anagrafici di chi effettua la domanda, e a seguire la seguente documentazione
Fac simile Modello
LA SOTTOSCRITTA CHIEDE
di fruire del congedo di maternità (astensione obbligatoria dal lavoro) per il previsto periodo e della relativa indennità
LA SOTTOSCRITTA DICHIARA
di essere titolare di un valido rapporto di lavoro
dal ________ Ditta _____________________________ via ____________________________________ n. _______
Città ________________________________________ matricola aziendale _________________________________
dal ________ Ditta _____________________________ via ____________________________________ n. _______
Città ________________________________________ matricola aziendale _________________________________
di essere licenziata (o dimissionaria) dal ___________
di essere utilizzata (compilare anche rigo precedente) in A.S.U.(Attività socialmente utile)/A.P.U. (Attività di pubblica
utilità) dal ___________ al ___________ (se licenziata anteriormente, compilare anche la voce precedente)
di essere sospesa dal ___________
Settore di attività:
- industria, Artigianato,o Terziario o Servizi (già Commercio), Credito, Assicurazioni, Servizi tributari appaltati
- Servizi domestici e familiari
- Cooperative (socia lavoratrice)
- Lavoro a domicilio
- Spettacolo a tempo indeterminato
- Spettacolo a tempo determinato o a prestazione o a giornata, ecc.
- Agricoltura, con contratto a tempo indeterminato
- Agricoltura, con contratto a tempo determinato con iscrizione negli elenchi dei lavoratori agricoli del Comune di
- __________________________ nell’anno __________ per gg. ________
- Altro (indicare) ______________________________
con qualifica di:
- Operaia
- Impiegata
- Apprendista
di essere/non essere parente (figlia, sorella, nipote) o affine (nuora o cognata) o moglie del datore di lavoro indicare il rapporto di parentela o affinità ____________________
che, pur abitando stabilmente all’indirizzo indicato al quadro A, la “residenza anagrafica” risulta nel Comune di _____________________ CAP ________ Prov. ________ Via __________________________________
Le novità introdotte dal decreto 80 per la nostra busta paga
Il Decreto Legislativo n. 80 del 15 Giugno 2015, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 144 del 24 Giugno 2015, S.O. n. 34, prevede norme che riguardano prettamente i tempi di vita e lavoro per le tutele genitoriali; è stato modificato l’articolo 32 del Testo Unico che riguarda appunto maternità e paternità e il congedo parentale.
Tale decreto prevede che le novità, siano esclusive per l’anno in corso (2015), preannunciando che sarà possibile un entrata in vigore delle vecchie norme già a partire dal 2016, salvo un possibile intervento finanziario necessario a coprire i costi riguardo la cassa integrazione (art. 42). Sostanziali novità ci sono anche per il cosidetto Congedo di paternità, compreso il divieto del lavoro notturno per i genitori sia adottivi che affidatari.
Con il decreto 80 si estende la tutela riservata ai genitori per quel che riguarda maternità e paternità con lo scopo e l’obiettivo di tutelare i genitori e favorire la giusta conciliazione dei tempi di vita e del lavoro, applicando le normi esistenti anche ai lavoratori autonomi e a quelli parasubordinati, cercando quindi di rendere le tutele universali e più in linea con le ultime pronunce derivanti dalla Corte Costituzionale.
Di seguito dunque, le novità introdotte grazie al decreto 80:
- Tra i primi, il congedo parentale può essere richiesto fino ai 12 anni di età del bambino, a differenza della precedente norma che prevedeva il congedo fino all’ottavo anno di vita.
- Il lavoratore può scegliere la fruizione se giornaliera od oraria del congedo parentale, anche se manca una disciplina collettiva di un qualsiasi livello.
- Il congedo parentale e il diritto a ricevere un indennità del 30% sulla retribuzione ha un limite elevato ai 6 anni del bambino, quindi non più a 3; inoltre, dai 6 anni ai 12 anni, tale congedo non ha nessun tipo di retribuzione; per le categorie di lavoratori con un reddito particolarmente basso è prevista una retribuzione del 30% fino agli 8 anni di età del bambino.
- il congedo di maternità può essere tranquillamente sospeso nel momento in cui il bambino viene ricoverato purché venga presentato un certificato medico idoneo alla ripresa delle attività.
- se a causa di un parto prematuro l’astensione obbligatoria e non goduta potrò essere usufruita dalla madre anche dopo il parto, anche oltre i 5 mesi previsti dalla legge.
E’ bene specificare che le dimissioni volontarie del genitore, durante il primo anno del bambino, non prevedono nessun tipo di preavviso nei confronti del datore di lavoro.
Novità relative all’affidamento: opinioni al riguardo
Un altra novità riguarda l’orario di lavoro notturno, che non sarà più obbligatorio per padri e madri adottivi o affidatari nell’arco di tempo che và dai primi tre anni in cui il bambino fà ingresso nella nuova famiglia.
E per i lavoratori parasubordinati o autonomi? Come è stato trattato l’argomento di affido e di adozione? Vediamo di seguito come è stata affrontata la tematica:
- la maternità sarà usufruibile anche dalle mamme libere professionisti dai cinque mesi, nel caso di adozione, ai tre mesi in caso di un affidamento.
- Coloro che risultano essere iscritte alla Gestione Separata INPS, possono chiedere tranquillamente l’indennità di maternità dalla durata di cinque mesi a partire dal giorno in cui il bambino farà ingresso nella famiglia; questo può essere richiesto anche dal padre ma solo in caso di abbandono da parte della madre, in caso di morte o di grave infermità (congedo di paternità).
Insomma, il decreto 80 ha portato con se sostanziali novità relative alla maternità e alla paternità, con la speranza che siano attive anche nell’anno successivo (2016)