Dopo aver approfondito il tema dei licenziamento collettivo, oggi cambiamo argomento. Il contratto con partita Iva prevede in primis l'inserimento del lavoratore, con annessa iscrizione, alla Gestione Separata dell'Inps.. Molte persone, oggi più che nel passato, tendono a lavorare con diverse tipologie di contratto, da quello a tempo indeterminato tradizionale fino a quello cosiddetto con partita Iva.
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- Come si attiva la partita IVA: vediamo che tipi di problemi ci sono
- Il Regime Forfettario per la tua attività lavorativa
- Quali sono i passaggi per aprire la partita IVA?
- Approfondimento sul regime forfettario agevolato
Ciascun genere di forma contrattuale offre vantaggi e svantaggi. Un'attività a tempo indeterminato, ad esempio, consente di avere diverse garanzie e diritti e soprattutto un agognato posto fisso (meta desiderata da tanti giovani di oggi), ma presuppone il dover svolgere la propria attività sempre con lo stesso datore di lavoro. Una situazione pesante se non si dovesse andare d'accordo con quest'ultimo.
Il lavoro con partita Iva, invece, non limita l'attività ad un solo datore di lavoro, ma teoricamente ne potrebbe prevedere diversi e quindi esiste, da questo punto di vista, una maggiore varietà di rapporti professionali e soprattutto l'assenza di una subordinazione. Lo svantaggio in tal caso è la minor presenza di tutele e diritti rispetto ad un contratto a tempo indeterminato. Tuttavia, la tipologia contrattuale a partita Iva è scelta spesso da coloro che non amano essere "subordinati" di qualcun'altro, bensì godere di maggiori libertà ed indipendenza di natura professionale.
Essendo comunque tante le persone che lavorano con tale regime, andiamo ad approfondire questa tematica e conoscerne meglio il settore, approfondendo quali siano le caratteristiche di questo ambito professionale, i suoi elementi peculiari e la normativa di riferimento. In altre parole, andiamo a scoprire, per chi non lo conoscesse, il complesso mondo delle partite Iva e di coloro che lavorano con questa tipologia di prestazione professionale.
Oggi diamo spazio ad un approfondimento che prende in esami i contratti con partita IVA che è possibile stipulare oggi. Il contratto in questione prevede in primis l'inserimento del lavoratore, con annessa iscrizione, alla Gestione Separata dell'Inps.
Con la terminologia "Partite Iva", generalmente, si intendono quelle prestazioni di natura professionale svolte da lavoratori autonomi e che offrono un qualche genere di servizio o la realizzazione di un'opera, in cambio di un corrispettivo in denaro. Il tutto senza nessun tipo di vincolo di subordinazione verso il committente. Un esempio di questa tipologia di lavoratori sono i liberi professionisti, i consulenti, i cooperatori e tutte quelle figure appunto professionalmente autonome.
Essenzialmente, per partita Iva si fa intendere il regime fiscale di riferimento di questo genere particolare di contratti, riconducibili in maniera indicativa all'articolo 2222 del Codice Civile, in cui si parla del contratto di prestazione d'opera. Altre norme importanti in questo ambito sono quelle contenute nella Legge 81/2017, che ha fornito una cornice maggiormente chiara e dettagliata di diritti e tutele di cui godono i professionisti che lavorano a partita Iva.
Se vuoi essere sicuro che la Partita IVA sia la scelta adatta per te, puoi confrontarti con un consulente fiscale, che ti farà scoprire qual è il regime fiscale migliore nel tuo caso specifico. Puoi rivolgerti a Fiscozen, una realtà che vuole aiutare liberi professionisti e imprenditori italiani a gestire la propria attività.
Se hai dei dubbi sul regime fiscale da adottare con la tua Partita IVA, puoi prenotare una consulenza gratuita e senza impegno con un esperto fiscale di Fiscozen cliccando qui. Studierà la tua situazione e ti consiglierà il regime fiscale perfetto per te.
Tra i principali vantaggi dello scegliere un lavoro autonomo c'è sicuramente la possibilità di valutare l'idea di inventarsi un lavoro creativo basato sulle proprie passioni.
Come si attiva la partita IVA: vediamo che tipi di problemi ci sono
Si attiva invece previa richiesta all'Ufficio Delle Entrate del luogo in cui si intende aprirla.
Se hai intenzione di approfondire ulteriormente ti consigliamo la lettura dell'articolo sul Controllo VIES per capire come funziona la verifica delle Partite IVA.
Quali sono le spese deducibili
Aprire una partita Iva prevede da parte dell’interessato il pagamento di alcune spese di gestione, che sono generalmente dovute alla consulenza di un commercialista, un professionista che è anche in grado di aiutarvi a imparare come poter risparmiare l’Iva relativa alle spese legate all’attività, che sarà poi deducibile da quella che invece bisogna versare allo Stato. E’ importante sapere che sono deducibile solo quelle spese che sono documentate attraverso una fattura, quindi titoli d’acquisto non intestati che sono stati utilizzati per lo svolgimento della propria attività lavorativa, non possono essere detratti. Le spese che sono deducibili si possono dividere in tre categorie, che sono illustrate nell’elenco che segue.
- Spese deducibili per intero, sono riferite ad esempio alle spese per la cancelleria, l’energia elettrica, il riscaldamento dell’ufficio e l’acqua, i testi che servono per approfondimenti o aggiornamenti professionali, spese legate al pagamento di terzi ecc.
- Spese per i beni strumentali, vale a dire gli strumenti o gli attrezzi che servono per prestare la propria attività lavorativa, ad esempio computer, auto o furgone, arredi per l’ufficio o per il laboratorio, stampanti ecc. Queste genere si spese sono detratte in diversi anni.
Se questo articolo ti sta piacendo, considera di leggere anche quello sulla buonuscita dopo il licenziamento. Se invece hai voglia di sviscerare tutti i segreti dei contratti di lavoro più atipici, ti consigliamo di leggere il nostro approfondimento che spiega come funziona il lavoro a intermittenza.
Come compilare una fattura
Il lavoratore libero professionista per ricevere il pagamento della somma dovutagli per il suo operato deve emettere una fattura, che deve avere delle precise caratteristiche, che sono riportate nell’elenco che segue.
- Deve essere emessa solo al termine del lavoro richiesto e deve essere approvata dal committente.
- Devono essere numerate e seguire uno specifico ordine cronologico.
- Deve riportare il nome, il cognome e la residenza sia del committente sia di chi ha eseguito il lavoro.
- Deve essere presente una concisa e chiara descrizione del lavoro eseguito, le informazioni per stabilire l’imponibile, compresa l’Iva e i contributi previdenziali e l’importo.
Contratti con Partita Iva: Il contratto con partita Iva prevede in primis l'inserimento del lavoratore, con annessa iscrizione, alla Gestione Separata dell'Inps; non devono però farlo tutti coloro che appartengono già ad Albi professionali.
Accresci la tua comprensione riguardo alle diverse tipologie di contratti lavorativi e studia attentamente i seguenti temi:
- Contratto per gli studi professionali (clicca qui per approfondire le modalità di assunzione negli studi professionali);
- Quando è lecito il doppio lavoro (clicca qui per conoscere i casi in cui è possibile avere un secondo impiego).
Un contratto comunque deve essere redatto in forma scritta e non vi possono essere inserite al suo interno eventuali clausole che prevedano, da un lato, modifiche delle condizioni in maniera unilaterale da parte del committente, e, dall'altro, la mancanza di un adeguato periodo di preavviso per eventuali prestazioni fornite in maniera continuativa. Un lavoratore soggetto a tali clausole vietate può adire alle vie legali per ottenere un risarcimento danni da parte del committente.
Per avere una conoscenza approfondita delle varie opzioni contrattuali nel mercato del lavoro italiano, ti suggerisco di leggere questo dettagliato approfondimento sui livelli del contratto per i chimici.
Il Regime Forfettario per la tua attività lavorativa
L’obbligo di non superare i 5000€ di reddito non è l’unico limite significativo della prestazione occasionale, questo perché in realtà è possibile superare questa soglia, ma in tal caso non si potranno più avere prestazioni occasionali e sarà necessario anche versare i contributi previdenziali alla Gestione Separata INPS per la parte eccedente la soglia dei 5000€. Se desideri, al contrario, rendere la tua professionalità un’attività lavorativa dovrai dunque Aprire la Partita IVA ma oggi scoprirai che è addirittura più conveniente della prestazione occasionale! Oltre al già citato vantaggio di lavorare per ricavi superiori ai 5000€ grazie alla partita IVA potrai pubblicizzare la tua attività, avendo anche più collaborazioni consecutive con gli stessi clienti. Potrai inoltre lavorare anche tutto l’anno con lo stesso committente e, ti stupiremo, risparmiare sulle tue tasse! Questo perché se con la prestazione occasionale versi allo Stato il 20% del tuo guadagno (la ritenuta d’acconto) attraverso il tuo sostituto d’imposta (il committente) con la partita IVA potresti addirittura pagare solo il 5%!
Questo perché esiste un regime fiscale, chiamato Regime Forfettario, che prevede delle importanti agevolazioni fiscali per tutti coloro che possono aderire. Entrare a far parte del regime forfettario significa non essere parte di Società di Capitali, di Persone, essere parte di Associazioni o Cooperative. Oltre questo è necessario rispettare un limite annuo di ricavi che si aggira intorno ai 30.000€. Tale soglia di ricavi annui è definita dal Codice ATECO, una combinazione alfanumerica che identifica tutte le attività lavorative presenti in Italia.
Il coefficiente di redditività e l’imposta sostitutiva
Oltre al limite di ricavi annui il codice ATECO identifica il coefficiente di redditività. Nel regime forfettario, a differenza del regime ordinario e semplificato, non è possibile detrarre le spese sostenute per l’attività. Lo Stato per ovviare a questa mancanza ha definito un coefficiente di redditività, una percentuale forfettaria di spese che potrebbero essere sostenute nell’arco di un anno lavorativo. Questo coefficiente è differente per ogni tipologia di attività e definisce l’imponibile su cui andare a calcolare le imposte. Nel regime forfettario è presente una imposta sostitutiva che è pari al 5% dell’imponibile del reddito nei primi cinque anni di attività e del 15% negli anni successivi. Come noterai molto meno rispetto alla prestazione occasionale.
Quali sono i passaggi per aprire la partita IVA?
Ora che sei convinto della necessità di aprire la partita IVA potrai farlo in due modi differenti: online e offline.
Il modello con il documento di riconoscimento devono essere consegnati direttamente all’agenzia in duplice copia oppure:
- in copia singola tramite raccomandata a qualsiasi ufficio dell’Agenzia delle Entrate;
- per via telematica direttamente dal contribuente.
La compilazione del modello AA9/12 è un passaggio importante perché caratterizzerà la tua attività. Aprire la partita IVA online con Fiscozen è più semplice perché si occupa direttamente di tutto tramite i loro operatori.
Vediamo adesso, dopo aver finito i passaggi per aprire la partita IVA, cosa si può fare.
Ora cosa posso fare?
Ora che hai finito di aprire la partita IVA puoi procedere tranquillamente all’emissione delle fatture e, entro 30 giorni dall’apertura della partita IVA, alla registrazione presso la cassa previdenziale di riferimento. Se la tua attività non prevede una cassa previdenziale dedicata dovrai iscriverti alla gestione separata INPS. Questa, infatti, non è uguale per tutti e dipende dalla tipologia di lavoro.
Approfondimento sul regime forfettario agevolato
Per i professionisti che non effettuano fatturati annui alti, ma che sono soggetti agli oneri fiscali e di tenuta dei registri conseguenti ad aprire la partita IVA, possono richiedere il regime forfettario agevolato che sostituisce il vecchio regime dei minimi. I vantaggi si possono sintetizzare nel modo seguente:
- Irpef al 15% senza limiti di tempo, ma occorre aggiungere i contributi INPS e mettere in conto che non si possono godere di detrazioni e deduzioni. L’unica cosa detraibile su base imponibile sono i contributi INPS;
- Fattura e ricevuta fiscale senza IVA: il regime agevolato non paga IVA e di conseguenza non si può scaricare, ciò significa a titolo di esempio che se si acquista un bene utile al proprio lavoro, non è possibile scaricare l’IVA del bene. Allo stesso modo, quando si emette fattura o ricevuta fiscale non bisogna addebitare l’IVA al cliente.
- Startup: chi apre una start up innovativa riceve un’ulteriore agevolazione sull’IRPEF al 5% per 5 anni a condizione di non superare la soglia dei ricavi previsti dal regime forfettario.
Quanti rientrano nei limiti di reddito per aderire al regime forfettario possono usufruire della contabilità semplificata, un sistema agevolato che favorisce un grande abbattimento delle pratiche burocratiche contabili e nella tenuta dei registri. La contabilità semplificata si basa sul principio di cassa e non di competenza. I limiti di fatturazione sono 400.000 € per prestazione di servizi e 700.000 € per cessione di beni.
Bonus emergenze
Il lavoro autonomo soggetto a partita IVA è oneroso dal punto di vista fiscale e contabile, e diventa ancor più pesante da gestire nei momenti di crisi economica o quando si verificano delle situazioni emergenziali, come nel caso del biennio 2019-2020, periodo caratterizzato da una pandemia globale che ha provocato anche danni economici collaterali importanti bloccando qualsiasi attività professionale. Il Governo Italiano ha messo a punto per sostenere i lavoratori che hanno deciso di aprire la partita IVA degli strumenti compresi nei rispettivi “Decreto Rilancio” e “Decreto Ristori” che prevedono la possibilità di ricevere aiuti a fondo perduto per le imprese che hanno registrato delle perdite di fatturato a causa delle restrizioni imposte dalla lotta e prevenzione della diffusione del virus SARS Cov2, con conseguente stop delle attività.
Il Decreto Ristori, in particolare, prevede l’ampliamento dei beneficiari del contributo, senza limiti di fatturato. Il limite di “ristoro” è fissato al 150.000 €. Gli strumenti posti a sostegno delle partite IVA rientrano comunemente sotto il nome di “Bonus Coronavirus”. L’importo del contributo è di 800 € per le partite IVA semplici e di 1000 € per i lavoratori autonomi. In dettaglio, le caratteristiche del bonus:
- Requisiti: i beneficiari devono dimostrare un calo del reddito pari al 33% rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente. Le categorie incluse sono artigiani, commercianti, coltivatori diretti, iscritti alle gestioni speciali AGO.
- Certificazione: i richiedenti sono tenuti a presentare un’autocertificazione che attesti l’esistenza dei requisiti richiesti.
- La richiesta si inoltra all’INPS: l’ente previdenziale raccoglie le domande e le autocertificazioni con richiesta di bonus e le inoltra all’Agenzia delle Entrate che provvede alla verifica della veridicità di quanto dichiarato. Se l’esito delle verifiche è positivo in base ai dati incrociati del sistema informatico dell’erario, l’INPS provvede all’emissione del bonus.
- Il reddito di cittadinanza si può sommare al bonus purché la somma dei due benefici non superi il valore massimo del bonus spettante.
- L’erogazione del bonus avviene in soluzione unica.
Per quanto riguarda gli aiuti alle imprese, viene messo a disposizione un contributo a fondo perduto a “ristoro” dei danni subiti, il cui valore è variabile in base al calo di fatturato dichiarato e ai requisiti previsti:
- Beneficiari: attività di impresa e lavoro autonomo, reddito agrario, titolari di partita IVA. Le imprese che hanno cessato l’attività entro il 31 marzo 2020 sono escluse dall’agevolazione;
- Fatturato: sono stati definiti dei coefficienti che determinano la misura del ristoro proporzionalmente al danno subito a causa dei divieti di apertura e stop dell’attività. Il coefficiente dipende dal tipo di esercizio; per esempio a un ristorante viene attribuito coefficiente “2”, gelaterie e pasticceria “1,5”, per un’impresa di ristorazione che dichiara fino a 400.000 € di fatturato si calcola una cifra di ristoro pari a circa 5.000 €.