Dopo avervi proposto una guida sulle procedure del licenziamento collettivo, oggi vi proponiamo un nuovo tema. Annualmente arriva il periodo in cui bisogna effettuare la dichiarazione dei redditi e fornire alle autorità statali tutte le informazioni circa i compensi di diversa natura percepiti durante l'anno precedente. Per adempiere a questo obbligo, alcuni fanno ricorso al supporto di qualche studio di commercialisti, altri preferiscono invece l'aiuto dei cosiddetti Caf (o Centri di Assistenza Fiscale) presenti diffusamente in tantissime città e paesi della penisola, mentre altri ancora possono usufruire di uffici preposti all'interno della stessa azienda in cui lavorano.
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- Classificazione dei redditi diversi
- La fiscalità e la tassazione dei redditi diversi: chiarimenti sull'impiego
- Lavoro occasionale: conosciamone la normativa
- Chi sono i lavoratori autonomi?
- Il pagamento tramite buoni
- Informazioni da sapere
- Ultime novità sui voucher
- Collaborazioni occasionali nel mondo sportivo
- Come funzionano i voucher lavoro? Sono detraibili? A chi presentare le domande?
- Cosa fare per acquistarli (in settori come l'agricoltura, edilizia e contabilità)
Senza il supporto di tali professionisti, spesso il compilare la dichiarazione non risulta facile, soprattutto per quanto riguarda alcune voci particolari da dichiarare all'interno dei moduli appositi. Un esempio può essere quello riferibile ai cosiddetti "redditi diversi", cioè quelle entrate o compensi che un soggetto percepisce ma, come vedremo meglio in seguito, non appartenenti ai tradizionali introiti da lavoro dipendente o autonomo. In cosa consistono quindi tali compensi particolari, cosa prevede la normativa in proposito e come dichiararli?
Proviamo a rispondere a tali questioni, partendo dalla legislazione e dalla norme specifiche di riferimento presenti in Italia, per poi indicare il più chiaramente e dettagliatamente possibile quale tipologia di entrate rientrano in questa fattispecie particolare. Scopriremo come la dovranno utilizzare, ad esempio, coloro che hanno ottenuto delle vincite al lotto oppure coloro che sono eredi di persone che hanno scritto un libro e ne percepiscono i compensi per i diritti d'autore o, ancora, gli sportivi dilettanti che ricevono premi in denaro. Andiamo a vedere quindi tali redditi diversi.
I redditi diversi non fanno parte delle grandi categorie di guadagno quali:
- Redditi di impresa;
- Di lavoro autonomo;
- Di lavoro dipendente.
I redditi diversi – date le caratteristiche particolari – non sono riconducibili ad una categoria tipica di redditi. Non esiste una definizione legislativa di “redditi diversi”, bensì una casistica e individuazione tipizzata di natura eterogenea e puntuale. L’art 67 – ai fini di una semplificazione – raggruppa i redditi diversi in tre macro-categorie: le plusvalenze (immobiliari o derivanti da attività finanziarie); i redditi da attività occasionali e i “redditi diversi” quali le vincite alle lotterie. Vediamo nello specifico di cosa si tratta.
Se hai bisogno di approfondire l'argomento relativo ai contratti, sappi che abbiamo appena pubblicato un approfondimento sul contratto di lavoro a intermittenza.
Classificazione dei redditi diversi
Prima della riforma del Testo Unito, per redditi diversi si intendevano tutti quei redditi non riconducibili o collocabili nelle altre categorie specificate dal Legislatore. In seguito alla riforma, per redditi diversi si intendono tutti quelli espressamente elencati in forma analitica dal legislatore e che sono soggetti a tassazione specifica. Come si è accennato. I redditi diversi sono suddivisibili in tre macro-categorie:
- le plusvalenze derivanti da investimenti immobiliari o da attività finanziarie, ivi inclusi il trading online;
- i redditi da attività occasionali;
- i “redditi diversi”.
Dei redditi diversi veri e propri fanno parte:
- Redditi derivanti da immobili posseduti all’estero secondo l’articolo 67, comma 1, lettera f). Poiché gli immobili detenuti all’estero non sono soggetti alla tassazione immobiliare italiana (IMU, TASI e TARI), sono tuttavia rilevanti ai fini di ipotesi di plusvalenze generate dalla loro cessione o altra forma di investimento, in quanto il testo unico non dispone l’imposizione fiscale solo sulle plusvalenze generate dagli immobili situati solo in Italia.
- Brevetti e opere dell’ingegno, secondo l’art. 67, comma 1 lettera g). Si tratta di quei redditi generati dall’impiego a scopi economici di opere dell’ingegno, brevetti industriali, formule, processi, informazioni ed esperienze maturate in campo industriale, scientifico o commerciale. I redditi generati da brevetti e opere dell’ingegno cessano di rientrare nella categoria di lavoro autonomo e confluiscono in quella di redditi diversi quando l’impiego dell’opera avviene:
- Eredi o legatari del brevetto o opera di ingegno in quanto aventi causa a titolo gratuito da parte dell’autore o dell’inventore;
- Soggetti che hanno acquistato i diritti di autore per l’utilizzo dell’opera stessa, ma al di fuori dell’esercizio proprio di impresa.
- Entrate da affitto, usufrutto e sublocazione dei beni, ivi incluso la concessione di veicoli, macchine e l’affitto o l’usufrutto di aziende. In quest’ultimo caso, bisogna considerare anche il caso di affitto o concessione in usufrutto di un’azienda individuale poiché l’attività non si considera svolta in esercizio di impresa e pertanto il guadagno relativo derivante dall’affitto dell’attività è considerato come “reddito diverso”, la cui plusvalenza si calcola effettuando la differenza tra il corrispettivo conseguito – al netto degli oneri accessori – e il costo non ammortizzato.
- Cessione di un’azienda da parte di eredi o donatori secondo quanto definito dall’art. 67, comma 1 lettera h-bis) del TUIR. In particolare, gli introiti sono generati dalle plusvalenze realizzate dalla cessione – totale o parziale – delle aziende acquisite in sede di successione o donazione da parte di familiari.
- Redditi diversi generati dai beni concessi in godimento ai soci e ai familiari.
- Introiti occasionali (art. 67, comma 1 lettera i) del TUIR). All’interno di questa categoria occorre operare un’ulteriore differenziazione in:
- derivanti da attività commerciali svolte in modo non abituale;
- derivanti da lavoro autonomo non esercitato abitualmente;
- derivanti da assunzione di obblighi di “fare, non fare, permettere”.
Nella specifica voce dei redditi occasionali si annoverano anche i redditi derivanti da collaborazioni nelle Associazioni sportive (art. 67, comma 1 lettera”m”) comprendenti i compensi ricevuti per collaborazioni coordinate e continuative stipulati con società sportive dilettantistiche non a scopo di lucro riconosciute dal CONI.
Per quanto riguarda la specifica delle entrate derivanti da obbligazioni di fare, non fare, permettere, si intende:
- Obbligo di fare: l’impegno a effettuare una prestazione stabilita che solitamente non si è tenuti a effettuare;
- Obbligo di non fare: l’impegno a non fare ciò che solitamente un soggetto è libero di fare, quindi si tratta sostanzialmente di astenersi dallo svolgere una determinata attività;
- Obbligo di permettere: è il consenso che si rilascia a un determinato soggetto di fare o non fare un determinato lavoro.
La fiscalità e la tassazione dei redditi diversi: chiarimenti sull'impiego
I contribuenti che presentano il modello 730 e che devono integrare la dichiarazione dei redditi con l’aggiunta dei redditi diversi sono tenuti alla compilazione del quadro D del modello 730 che è destinato proprio alle specifiche tipologie dei redditi da capitale, redditi diversi (come elencati ne paragrafo precedente) e redditi soggetti a tassazione separata. Per la compilazione del quadro D modello 730 è necessaria la Certificazione Unica (CU) in cui si riportano oltre ai dati relativi ai redditi di lavoro dipendente, assimilati e pensioni, anche quelli relativi ai introiti da lavoro autonomo, provvigioni e redditi diversi. Il documento di certificazione unica deve essere obbligatoriamente rilasciato dai rispettivi sostituti di imposta entro il 28 febbraio di ogni anno.
Il quadro D del modello 730 è strutturato in modo tale da poter indicare tutte le tipologie di redditi diversi e si divide in due sotto riquadri o sezioni:
- Sezione 1 – Entrate di capitale, lavoro autonomo e redditi diversi suddivisi a loro volta nelle categorie:
- D1 Utili e altri proventi equiparati;
- D2 Altri di capitale;
- D3 derivanti da attività assimilate al lavoro autonomo;
- D4 Redditi diversi;
- D5 derivanti da attività occasionale o da obblighi di fare, non fare e permettere.
- Sezione 2 – Entrate soggette a imposte separate che sono suddivisi in:
- D6 entrate percepiti da eredi e legatari;
- D7 Imposte e oneri rimborsati e altri guadagni a tassazione separata (per conoscere maggiori informazioni riguardo le tasse puoi effettuare la ricerca per singolo codice tributo).
Alcuni utili chiarimenti
Una delle macro aree in cui sono suddivisi i redditi diversi è quella riguardante le cosiddette plusvalenze. In generale, con quest'ultimo termine s'intende quel denaro derivante dall'acquisto e successiva vendita di un prodotto o bene di tipo immobiliare o mobiliare, da cui derivi un incremento di valore degli stessi (e quindi una sorta di "guadagno"). Una plusvalenza si ha quando, ad esempio, si acquista un terreno a 10.000 Euro e poi lo si vende successivamente a 15.000 Euro. Tale differenza di 5.000 Euro è considerata una plusvalenza appunto e va pertanto dichiarata.
Medesimo discorso è possibile farlo anche con azioni o titoli finanziari acquistati e subito dopo rivenduti. Un esempio di questo genere può essere fatto col cosiddetto trading online, cioè con la compravendita di prodotti finanziari effettuata attraverso piattaforme specifiche su internet e quindi online appunto. In questo caso, una delle operazioni che è possibile effettuare è proprio l'acquisto e la vendita di tali prodotti, al fine di ottenere dei profitti e quindi un guadagno. Tutti i profitti ottenuti attraverso il trading online devono essere pertanto dichiarati.
Lavoro occasionale: conosciamone la normativa
Il lavoro occasionale differisce dal lavoro accessorio principalmente per quanto riguarda l'assenza di continuità e coordinamento lavorativo. In altre parole, il lavoro occasionale è caratterizzato da prestazioni di lavoro sporadiche e non regolari, senza una struttura di supervisore o direzione coerente.
Inoltre, il lavoro occasionale non richiede il versamento di contributi previdenziali, a differenza del lavoro accessorio. Questo significa che l'individuo non accumula diritti previdenziali, come l'accesso alla pensione, attraverso il lavoro occasionale.
Un altro aspetto importante del lavoro occasionale è che non è necessario avere una partita IVA. Ciò è dovuto al fatto che la retribuzione per il lavoro occasionale è sottoposta a una ritenuta d'acconto del 20%, che viene trattenuta alla fonte. Questa ritenuta d'acconto è un prelievo fiscale effettuato sulla retribuzione del lavoratore prima che questa gli venga pagata, riducendo così l'onere amministrativo per il lavoratore.
In sintesi, il lavoro occasionale offre una certa flessibilità e riduce l'onere burocratico per il lavoratore, ma non offre i benefici e le protezioni legate al lavoro accessorio o ad altri tipi di contratti di lavoro regolari.
Se vuoi trovare lavoro, ti consigliamo di informarti presso i molteplici uffici per l'impiego, incluso il centro per l'impiego a Roma (clicca qui per sapere le sedi) o l'ufficio di Collocamento a Roma (clicca qui per ottenere maggiori informazioni) e il centro per l'Impiego a Como (clicca qui per conoscere sedi e orari).
Chi sono i lavoratori autonomi?
Nel mondo del lavoro sono presenti determinati tipi di attività particolari; le prestazioni di tipo accessorio fanno parte di questa categoria. Tali generi di lavoro sono attualmente molto quotate perché riescono a rispondere al meglio alle esigenze della produzione.
Le prestazioni di lavoro di questo genere si avvalgono di figure professionali specifiche chiamate committenti. Il committente è colui che commissiona dunque un lavoro e può essere sia una persona fisica che una persona giuridica; esso ha ovviamente potere decisionale e di spesa, soprattutto nei casi di appalti di opere pubblica.
Varie tipologie di committenti
Secondo quanto abbiamo visto, così come è previsto a norma di legge, le proposte di tipo accessorio possono infatti essere fornite da una vasta categoria di committenti, ovvero coloro che impiegano prestatori di tale tipo di lavoro. I committenti possono essere: imprenditori agricoli; enti senza fini di lucro, imprese familiari, aziende, privati, famiglie.
Committenti sono anche gli enti locali che si occupano di lavori di giardinaggio, pulizia, manutenzione di edifici, strade, parchi e monumenti e tutti i soggetti le cui attività siano legate a: un prestatore di lavoro pensionato, un individuo che riceve prestazioni integrative di salario o di sostegno al reddito (cassa integrato, in mobilità, in disoccupazione ordinaria, in trattamento speciale di disoccupazione edile); uno studente al di sotto dei venticinque anni d'età.
Casi ancora più particolari di lavoro occasionale
Si verificano casi di committenti pubblici, invece, solo nei lavori di solidarietà e emergenza o per manifestazioni culturali, fieristiche, caritatevoli o sportive.
Nell'arco di un anno solare è possibile svolgere attività di lavoro occasionale di tipo accessorio, anche a favore di più committenti, fino a 5000 euro netti (6.660 euro lordi) per ogni singolo committente.
Il pagamento tramite buoni
Una attività lavorativa molto frequente al giorno d'oggi è quella del lavoro occasionale, regolamentato legittimamente dall'art. 61 del D. Lgs. 276/2003 e dall'art. 4 della legge n. 3. Oltre all'introduzione di una nuova figura professionale chiamata committente e a caratteristiche contrattuali peculiari, tale tipologia di lavoro prevede inoltre particolari forme di pagamento come quelle dei buoni per i lavoratori occasionali (da spendere in maniera del tutto simile alla "normale" moneta).
Il pagamento del lavoro occasionale accessorio si verifica spesso mediante l'utilizzo di buoni (voucher per chi ama i termini internazionali); il valore in denaro di questi buoni di solito è pari a dieci euro. Il valore netto di un buono ottenuto mediante lavoro occasionale da 10 euro è in realtà pari a 7,50 euro.
Valore dei buoni per contratto occasionale
Il valore dei buoni è dunque calcolabile come forme di pagamento del lavoro occasionale e ai fini pensionistici e di sicurezza. Di seguito illustriamo alcuni numeri che vi aiuteranno a comprendere meglio il laro valore empirico:
- 13%, per la contribuzione legata alla gestione separata dell'Inps, accreditata sulla posizione individuale contributiva del soggetto;
- 7% per la contribuzione Inail, legata all'assicurazione anti-infortuni;
- il 5% a titolo di compenso all'Inps per la gestione del servizio.
Informazioni da sapere
Per quanto riguarda i termini del voucher, elenchiamo una serie di informazioni utili consultabili anche dal sito dell’INPS:
- Per i committenti, il vantaggio dell’utilizzo di questi strumenti sta nell’agire nella legalità essendo coperti da rischi infortuni e non dovendo stipulare forme contrattuali
- Per i prestatori, il vantaggio è nell’accumulare un’altra fonte di reddito, che è esente da tasse e non va a intaccare lo status di disoccupato
- Le categorie di persone che possono prestare lavoro secondo questa tipologia possono essere: pensionati, studenti in periodi di vacanza (i ragazzi devono essere iscritti a un ciclo di studi, non avere più di 25 anni e il periodo indicato è natalizio, pasquale o estivo con relative date indicate), cassaintegrati, coloro che sono in possesso dell’indennità di disoccupazione Aspi, Mini-Aspi o Mini-Aspi 2012, chi lavora con contratto part time (a condizione di non utilizzare questi voucher presso il datore di lavoro), inoccupati.
- Per quanto riguarda le persone extracomunitarie, questa tipologia lavorativa è valevole solo se il permesso di soggiorno è in regola oppure è in “attesa occupazione”.
- Il committente è obbligato a dare comunicazione all’Inps appena inizia questo rapporto lavorativo con il prestatore e deve osservare che il limite imposto di reddito massimo non sia superato. Qualora non venga data comunicazione all’Inps, il committente dovrà pagare una sanzione molto alta.
Buoni Lavoro, strumento per la regolarità del lavoro occasionale
I voucher del lavoro occasionale sono cartacei e si possono riscuotere presso tutti gli uffici postali nazionali e le tabaccherie PEA (Punto Emissione Autorizzato).
Al fine di ottenere un accredito corretto e certo dei contributi previdenziali e assistenziali e per riscuotere il voucher stesso, è infine necessario compilare, in modo attento e con tutte le informazioni richieste il buono lavoro (che deve comprendere anche il codice fiscale del committente e del datore di lavoro; non dimenticate di inserire anche la data di inizio e fine prestazione).
Ultime novità sui voucher
Nel progetto di riforma del famoso Jobs Act, la riforma del mercato del lavoro promossa dal Presidente del Consiglio Renzi, c’è spazio anche per questo capitolo. Non solo quindi contratto a tutele crescenti, istituzione dell’Agenzia Nazionale per il lavoro, abolizione in parte dell’articolo 18 e ammortizzatori sociali.
Approfondisci la tua conoscenza a riguardo leggendo il nostro articolo su cos'è il Jobs Act.
La riforma in questione tratta anche il capitolo dei lavoro occasionali, per i quali il voucher è stato fissato a una soglia di 5000 euro annui. I buoni sono stati estesi tuttavia anche ad altri ambiti lavorativi e nella discussione del testo la soglia appena elencata era in un primo momento più alta. Questo aspetto aveva però scatenato le reazioni dell’opposizione che temeva un eccessivo utilizzo della forma precaria e per questa ragione è stato fissato il tetto a 5000 euro. Dal sito dell’Inps, si evince che attualmente il limite è fissato a 5050 euro annui, quindi una cifra molto simile a quella che entrerà nel progetto del Jobs Act. Per anno solare si intende il periodo che va dal 1 gennaio al 31 dicembre.
Collaborazioni occasionali nel mondo sportivo
Il Contratto di lavoro occasionale prevede una prestazione di lavoro che non può avere una durata superiore a 30 giorni nel corso dello stesso anno. La prestazione occasionale non deve dunque prendere in esame un rimborso superiore a cinquemila euro nello stesso anno solare. Da questo ne deriva che la prestazione occasionale ha due obblighi differenti: uno di natura temporale e uno di natura economica.
La paga posta con ritenuta d'acconto pari al 20%. E’ d’uopo distinguere se la prestazione occasionale è prestata onorando la coordinazione con il committente oppure è prestata senza alcun coordinamento. Si rientra nelle collaborazioni minime se la prestazione ha le peculiarità di coordinamento ed è di durata non superiore ai trenta giorni nell’arco di un anno solare. In caso contrario il contratto rientra tra quelli a progetto.
Alcune categorie di lavoratori possono informare i Servizi per l’impiego sulla loro disponibilità ad effettuare lavoro accessorio. Il prestatore di lavoro accessorio avrà diritto a ricevere il compenso per la propria prestazione presso uno o più enti o concessionari accreditati pari a 5.80 euro per ogni buono consegnato.
La prestazione occasionale è molto utilizzata in ambito sportivo nelle società dilettantistiche, che se iscritte al Registro Nazionale del Coni possono usufruire di questo particolare vantaggio fiscale per pagare chi lavora in modo non continuativo nell’impianto fino a 7500 euro annui. Fino a questa soglia, infatti, non si pagano tasse aggiuntive sul costo della prestazione: un buon incentivo soprattutto per tecnici, dirigenti e tutti coloro che nell’ambito della società sportiva lavorano per conto di essa.
Tuttavia, per essere iscritti al Registro Nazionale del Coni, è necessario rispettare alcune clausole, tra cui il carattere dilettantistico della società specificato nel nome, l’assenza di scopi di lucro, la destinazione dei beni alla pubblica utilità in caso di fallimento e il principio di democraticità all’interno della società. Il caso dei 7500 euro annui deve essere calcolato attentamente, visto che se si supera tale soglia si dovranno pagare le tasse aggiuntive sull’eccedenza.
Dalla prestazione occasionale al contratto?
La prestazione occasionale può risultare una valida alternativa per le aziende per valutare le competenze del collaboratore, che se dimostra reali qualità gli potrebbe essere offerto un’altra forma di collaborazione che prevede una tipologia contrattuale. Tuttavia, bisogna aggiungere che l’enorme tassazione presente in Italia, soprattutto per le piccole e medie imprese, non consente a quest’ultime di poter stipulare contratti, restando alle collaborazione saltuarie o tramite Partite Iva.
Purtroppo le tasse sono il vero tallone d’Achille delle aziende italiane, che convivono con un socio occulto, appunto lo Stato, al quale bisogna versare quasi la metà del proprio ricavato, appesantendo in grave modo la situazione economica dell’impresa. Anche così si spiegano i tantissimi fallimenti avvenuti in questi anni, con le aziende costrette a chiudere perchè non più in grado di poter gestire un bilancio che era in costante perdita. In questo modo, ci vanno a perdere anche i collaboratori, perchè giustamente l’azienda non può permettersi contratti di vario tipo da far firmare e che farebbero comodo per avere un personale più qualificato e formato.
Se vuoi ottenere una conoscenza approfondita sulle varie forme contrattuali presenti nel sistema lavorativo italiano, ti consiglio di leggere questo approfondimento completo sulle tipologie contrattuali per i chimici.
Come funzionano i voucher lavoro? Sono detraibili? A chi presentare le domande?
In questi ultimi anni, a causa della Jobs Act attuata dal Governo Renzi, si sente sempre più spesso parlare dei così detti voucher lavoro occasionale, chiamati anche buoni, un particolare sistema di compenso delle prestazioni di lavoro occasionale, ossia tutte quelle attività che non superano i 7.000 euro netti nella durata dell’intero anno solare. Il limite fissato a quella cifra grazie alla Jobs Act, prima infatti era pari a 5.050 euro; se tale tipologia di lavoro accessorio invece fosse svolta da un imprenditore commerciale o un semplice libero professionista, il guadagno massimo scende a 2.000 euro netti.
Le prestazioni accessorio vengono pagate, come accennato ad inizio articolo, attraverso voucher lavoro occasionale o buoni lavoro prepagati dal complessivo valore nominale pari a 10, 20 o 50 euro.
Il buono della somma di 10 euro dovrebbe corrispondere al minimo compenso per un ora di lavoro; questi buoni devono essere ovviamente acquistati dal proprio datore e versati al lavoratore occasionale una volta avvenuta la prestazione di lavoro richiesta.
Il voucher lavoro occasionale nominale è un mezzo di pagamento che include vari contributi e imposte. Questi voucher permettono di pagare per servizi occasionali senza dover gestire i complessi meccanismi della normale contrattazione del lavoro. Ecco come si suddividono i costi in un voucher:
- Contributi INAIL, che ammontano a circa il 7% del valore del voucher, per coprire eventuali infortuni sul lavoro.
- Un 5% del valore del voucher è destinato alla gestione del servizio INPS.
- Contributi previdenziali per la gestione separata INPS, che corrispondono a circa il 13% del valore del voucher.
Sulla base di questa ripartizione, su un voucher di 10 euro, il lavoratore occasionale riceverà effettivamente circa 7,50 euro. Analogamente, su un voucher di 20 euro, il lavoratore riceverà un netto di 15 euro, mentre su un voucher di 50 euro, riceverà un netto di 37,50 euro.
È importante sottolineare che l'uso di questi voucher non influisce sullo stato di disoccupazione di un individuo e non è soggetto a tassazione. Tuttavia, il lato negativo di questo sistema è che l'uso di voucher non permette al lavoratore di accumulare diritti associati al normale contratto di lavoro, come ferie pagate, indennità di malattia, maternità o trattamento di fine rapporto. Quindi, mentre i voucher possono essere un modo conveniente e flessibile di retribuire per il lavoro occasionale, non forniscono le stesse protezioni e benefici di un contratto di lavoro standard.
Una volta il datore di lavoro acquista e versa il dovuto è possibile riscuotere il compenso nei pressi di un qualsiasi ufficio postale; a pagamento avvenuto immediatamento si attiva l’INPS il quale accrediterò i contributi riguardo la Gestione Separata e la quota relativa all’assicurazione INAIL.
Cosa fare per acquistarli (in settori come l'agricoltura, edilizia e contabilità)
A seconda della tipologia del committente, l’acquisto può avvenire seguento alcune modalità di acquisto, se ad esempio il committente è un imprenditore o un semplice libero professionista, può acquistare buoni tranquillamente attraverso la via telematica sul sito ufficiale dell’INPS; al contrario se il datore non è nè un imprenditore nè un professionista si potrà acquistare i voucher attraverso le rivendite autorizzate. E’ possibile acquistare sia buoni telematici che buoni cartacei:
- per i primi, i buoni telematici, il datore deve registrarsi all’INPS o attraverso l’apposito sportello, o tramite l’utilissimo e pratico sito web o contattanto direttamente il centro; una volta eseguita la registrazione si potrà procedere con l’acquisto dei voucher lavoro occasionale telematici indicando precisamente tutti i dati anagrafici del prestatore, compresa data di inizio e fine attività del lavoro richiesto compreso del luogo in cui verrà svolto. Una volta fatto questo si potrà procedere con il versamento dell’importo a seconda del costo dei voucher desiderati. Questi possono essere riscossi successivamente attraverso l’INPS Card o un bonifico.
- I buoni cartacei invece vanno richiesti direttamente nella sede della Direzione Regionale dell’INPS, compilando un modulo. Una volta eseguita la richiesta, il datore stesso li potrà ritirare direttamente presso le sedi provinciali dell’INPS stesso esibendo ovviamente la ricevuta di pagamento. Inoltre è possibile acquistare i voucher lavoro occasionale anche presso le tabaccherie abilitate, fino a duemila euro di buoni, purché si esibisca il proprio codice fiscale, presso gli appositi sportelli bancari o uffici postali abilitati.
Vediamo com’è possibile riscuoterli per le aziende (per offrire un ulteriore sostegno al reddito dei propri collaboratori)
Riscuoterete i buoni del lavoro occasionale non è per niente complicati anzi, è possibile riscuoterli sia presso le tabaccheria abilitate già a partire dalla fine della prestazione richiesta entro un massimo di 12 mesi dall’emissione del voucher stesso, così come quelli acquistati attraverso gli appositi sportelli bancari, pagabili dallo stesso identico circuito bancario entro i 12 mesi. Al contrario i voucher acquistati direttamente dall’INPS o dalle Poste è possibile ritirali entro i 24 mesi dalla data in cui sono state emessi, ovviamente presso gli appositi uffici su tutto il territorio nazionale.
Se stai cercando un impiego flessibile o che ti permetta di avere tempo libero per studiare, prendi in considerazione l'opportunità di lavorare come promoter.
Se questo articolo ti è piaciuto siamo certi che potrà catturarti anche quello sulla pensione ai superstiti.