Dopo aver parlato di lavoro a intermittenza, oggi ci concentriamo su un nuovo argomento.
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- L'iter per l'assunzione di cittadini comunitari
- Romania e Bulgaria nell'Unione Europea
- Attività lavorativa liberalizzata
- Il caso della Croazia
- Agevolazioni per le assunzioni: un po’ di storia
Sempre più di recente nel nostro Paese, le ditte assumono i cittadini comunitari (cioè che risiedono nell'Unione Europea). Per questo motivo, in Italia vi sono degli iter per accedere al mercato del lavoro se non si ha la cittadinanza italiana.
Chi sono questi lavoratori? Si tratta di soggetti che abbiano come nazionalità uno dei 27 Stati membri dell'Unione Europea. Nei confronti dei cittadini comunitari non si applicano le disposizioni del Testo unico sull'immigrazione, ma trovano applicazione le norme contenute nel D.Lgs. n. 30 del 6 febbraio 2007. Dal momento che, tranne che per ragioni di sicurezza o ordine pubblico, i cittadini comunitari hanno diritto alla libera circolazione e al soggiorno nel territorio degli Stati dell'Unione Europea, essi possono essere assunti senza che sia richiesto allo Sportello Unico per l'immigrazione alcun nullaosta per il lavoro.
L'iter per l'assunzione di cittadini comunitari
Assumere cittadini comunitari implica per l'impresa il solo obbligo di adempiere alle ordinarie procedure burocratiche previste anche per i connazionali (es. comunicazione di assunzione ai centri per l'impiego almeno il giorno prima dell'instaurazione del rapporto di lavoro così come ora previsto dalla legge n. 296/2006, apertura posizione previdenziale ed assicurativa presso i competenti Enti previdenziali ed assistenziali).
I cittadini comunitari Rumeni o Bulgari
Unica eccezione a quanto scritto è stata fatta per i cittadini Rumeni o Bulgari, poiché Romania e Bulgaria sono entrati nell'UE nel 2007. Per tali soggetti il Governo Italiano aveva previsto temporaneamente (fino al 31 dicembre 2010) una procedura specifica per l’assunzione in alcuni settori specifici.
Non erano state previste invece restrizioni per i cittadini Rumeni o Bulgari intenzionati a intraprendere un'attività autonoma. Dal 2012 invece è stato abbandonato, su direttiva dell’Unione Europea, il regime transitorio che permetteva l’assunzione di queste persone senza nulla solo nei settori “liberalizzati”. Da due anni quindi questi cittadini possono firmare qualsiasi tipo di contratto senza passare per lo Sportello Unico per l’Immigrazione, dunque senza chiedere il nulla osta preventivo per questi casi. L’unico atto da registrare è la comunicazione ai Centri per l’Impiego oltre che agli enti assistenziali e di previdenza competenti.
Gli ambiti lavorativi
Un cittadino comunitario proveniente dalla Romania o dalla Bulgaria poteva comunque essere assunto da un'azienda senza alcuna formalità particolare qualora venga assunto in uno dei settori:
- l'agricolo;
- il turistico alberghiero;
- il lavoro domestico o di assistenza alla persona;
- l'edilizio;
- il metalmeccanico;
- il dirigenziale altamente qualificato.
Inoltre, era prevista l'assunzione immediata nei casi di lavoro stagionale ed in tutti i casi originariamente previsti dall'articolo 27 nel Testo Unico dell'immigrazione.
Romania e Bulgaria nell'Unione Europea
Come già anticipato nella pagina Assunzione cittadini comunitari, i cittadini comunitari possono essere assunti senza che sia richiesto allo Sportello Unico per l'immigrazione alcun nullaosta per il lavoro. Assumere cittadini comunitari implica per l'impresa il solo obbligo di adempiere alle ordinarie procedure burocratiche previste anche per i connazionali.
Unica eccezione è fatta per i cittadini Rumeni o Bulgari poichè Romania e Bulgaria sono entrati nell'UE nel 2007. Per tali soggetti il Governo Italiano ha previsto temporaneamente (fino al 31 dicembre 2010) una procedura specifica per l’assunzione in alcuni settori specifici. Per definire il settore di assunzione del lavoratore rumeno o bulgaro è possibile consultare l'elenco dei contratti collettivi nazionali di lavoro sul sito del Ministero in cui appaiono tutti i CCNL e i settori relativi. Le norme in materia sono cambiate negli ultimi anni. Si può infatti dividere la cronostoria in due fasi: dal 2007 (anno d’entrata nell’Unione Europe dei due Paesi) al 2012 e dal 2012 ad oggi.
Come si procede nell'assunzione dei rumeni?
Per assumere un lavoratore rumeno o bulgaro in uno dei settori in cui non è stata disposta l'apertura immediata, è necessario che il datore di lavoro invii allo Sportello Unico per l'Immigrazione, tramite raccomandata a/r, una richiesta di nulla osta al lavoro utilizzando i moduli disponibili sui siti internet del Ministero della Solidarietà Sociale e del Ministero dell'Interno.
Nel caso di assunzione di un lavoratore bulgaro o rumeno, cosi come avviene per i cittadini comunitari, non è necessario stipulare il contratto di soggiorno, se l’assunzione avviene in un settore in cui non è stata ancora disposta l’apertura. In questo caso è necessario il nulla osta al lavoro.
Attività lavorativa liberalizzata
E’ bene ricordare, che icittadini Rumeni o Bulgari possono svolgere la loro attività lavorativa nei seguenti casi “liberalizzati”:
- Non sono previste invece restrizioniper i cittadini Rumeni o Bulgari che vogliano intraprendere un'attività autonoma.
- Un cittadino comunitario proveniente dalla Romania o dalla Bulgaria può essere assunto da un'azienda senza alcuna formalità particolare qualora venga assunto in uno dei seguenti settori:
- l'agricolo;
- il turistico alberghiero;
- il lavoro domestico o di assistenza alla persona;
- l'edilizio;
- il metalmeccanico;
- il dirigenziale altamente qualificato.
- Inoltre, è prevista l'assunzione immediata nei casi di lavoro stagionale ed in tutti i casi originariamente previsti dall'articolo 27 del Testo Unico sull'immigrazione
I problemi sociali dell’integrazione
Non è tutto rose e fiori. Il grande flusso di stranieri negli ultimi anni, unita alla crescente disoccupazione in Italia, ha portato molta esasperazione tra i cittadini italiani, in una lotta sociale tra chi vede troppi stranieri lavorare nel Bel Paese e chi invece ribatte dicendo che alcuni mestieri i nostri connazionali non li vogliono più fare, lasciando terreno fertile per chi proviene da altri Paesi. Per quanto riguarda poi soprattutto i romeni, alcuni fatti deliquenziali hanno alzato l’asticella verso questa comunità, rovinando la reputazione della stessa, la quale è ormai invisa a molti abitanti dello Stivale. Inoltre, c’è anche la questione del lavoro in nero: molti stranieri che lavorano qui spesso sono sottopagati o sfruttati e accettano di lavorare anche in assenza di tutele perché bisognose di denaro e soldi. I romeni sono molto impiegati nei settori della manovalanza e del trasporto. Non sono poche le denunce e i controlli degli apparati dello Stato su chi cerca di ingannare il fisco attraverso il non pagamento di ritenute e tasse da parte dei datori di lavori, alcuni dei quali sono loro stessi romeni.
E’ necessaria quindi una regolamentazione del mercato per non far precipitare una situazione che è sull’orlo del baratro per quanto riguarda il sistema lavorativo in Italia.
Il caso della Croazia
Dal 1 luglio del 2013 è entrata ufficialmente a far parte dell’Unione Europea la Croazia. Il Governo Italiano, così come aveva stabilito per Romania e Bulgaria all’epoca, ha pensato a un regime transitorio per i lavoratori croati per due anni (per romeni e bulgari era durato cinque anni come abbiamo visto nei precedenti paragrafi) ma anche in questo caso ci sono dei settori “liberalizzati”, ossia non appartenenti al regime transitorio e per i quali non è necessario il nulla osta per il lavoro. Queste regole varranno quindi fino al 2015 dopo di che tutti i settori saranno liberalizzati. Sul sito dell’ente previdenziale italiano si possono leggere tutte le novità e le informazioni dettagliate sull’assunzione di cittadini comunitari, compresi gli ultimi aggiornamenti.
Attenzione alle polemiche
Il tema dell’assunzione di queste persone che fanno parte dell’Unione Europea non dovrebbe scatenare polemiche visto che in Europa ormai l’Italia fa parte di una zona di libero scambio. Tuttavia alcuni fatti recenti uniti alla disoccupazione del Bel Paese e alla provenienza di certe persone hanno scatenato alcune tensioni tra la cittadinanza. Stiamo parlando soprattutto degli ultimi ingressi, come romeni, bulgari e in generale chi proviene dall’Est Europa. Spesso queste persone pagano la delinquenza di chi viene in Italia solo per furti, rapine o delitti comuni, scatenando quindi un’immagine dell’intero popolo non troppo ben voluto dalla cittadinanza. Per quanto riguarda i permessi o i nulla osta, c’è da aggiungere un altro dato: spesso i datori di lavoro chiamano questi lavoratori per la manovalanza perchè gli italiani non accettano questo tipo di occupazioni. Ma c’è anche l’altro lato della medaglia ossia che questi lavoratori stranieri spesso sono sottopagati e non tenuti in regola per cui al datore di lavoro il costo della persona sarà notevolmente inferiore.
Agevolazioni per le assunzioni: un po’ di storia
Trovare lavoro non è un’impresa facile, soprattutto perché la concorrenza al giorno d’oggi è alta: perché allora non investire nella propria formazione e aumentare le proprie conoscenze per risaltare in mezzo a tanta altra gente?
Cosa è cambiato dal 1 gennaio 2012 sull’assunzione
Il Governo italiano ha accolto l’invito partito dal Parlamento europeo abbandonando dal 1-01-2012 il regime transitorio sull’accessibilità nel mercato lavorativo per i cittadini di Romania e Bulgaria, entrati a far parte dell’Unione Europea dal 2007. Da due anni a questa parte, infatti, i lavoratori di tali paesi possono essere assunti con qualsiasi contratto senza nulla osto preventivo rilasciato dallo Sportello Unico dell’Immigrazione. Prima infatti esistevano solo alcuni settori liberalizzati, che con l’abbandono del regime transitorio si sono ampliati a tutti gli ambiti lavorativi. Nei casi di assunzione di romeni e bulgari, bisognerà dare comunicazione ai rispetti Centri per l’Impiego e agli enti previdenziali e assistenziali annessi.
2017
Le agevolazioni per le assunzioni del 2017 sono state numerose ma lo sono anche quelle concesse nel 2018 alle imprese che assumono e ai lavoratori che rispondono a determinati requisiti, sono destinati varie agevolazioni sotto forma di: bonus, crediti di imposta, incentivi, sgravi fiscali e contributivi, ovviamente con validità su tutto il territorio nazionale. Le categorie dei datori di lavoro interessate sono: tutte le imprese private, le società cooperative, anche per l'assunzione di soci lavoratori e le imprese sociali ex D.lgs. n. 155/2006. Le categorie dei lavoratori interessate sono: giovani, giovani genitori, over 50, disabili, donne, disoccupati, cassa integrati, detenuti, sostituiti, apprendisti.
2018
La Legge di Bilancio 2018 aveva introdotto un nuovissimo incentivo per le imprese che veniva chiamato bonus strutturale per le assunzioni dei giovani e riguardava tutti i ragazzi di età non superiore a 35 anni e, a partire dal 2019, under 30. Questo, però, non era l'unico bonus previsto per il 2018 a favore dell'occupazione, infatti, all'epoca era in vigore, e fu regolamentato con il decreto ANPAL e la successiva circolare INPS, lo sgravio per l'assunzione al SUD ma anche il bonus NEET, cioè l'ex Garanzia Giovani, per l'assunzione degli apprendisti e agevolazioni per le Cooperative sociali. Inoltre, la Legge di Bilancio 2018 aveva introdotto una nuova agevolazione per l'assunzione di donne e di rifugiati. Quindi, anche per le assunzioni che partivano dal 1° gennaio 2018 era possibile beneficiare di una vasta serie di sgravi fiscali diretti ad abbattere i costi del lavoro e, in qualche caso, si rendeva utile valutare quale, fra i diversi tipi di agevolazioni possibili, conveniva richiedere.
Il Bonus giovani genitori e le assunzioni under 35
Ai giovani genitori di figli minori o affidatari di minori spetta un bonus da 5.000 € a patto che rispettino i seguenti requisiti:
- Essere iscritti presso la banca dati INPS della propria zona di residenza.
- avere un'età non superiore a 35 anni
- essere genitori di almeno un figlio minore
Al datore di lavoro che assume giovani genitori di figli minori che abbiano i requisiti sopra descritti, con un contratto a tempo indeterminato, anche se parziale o che comunque faccia una trasformazione a tempo indeterminato di un rapporto lavorativo a termine in corso di svolgimento, spetta un bonus che si riscuote tramite conguaglio del relativo credito nella dichiarazione Uniemens. Per ogni assunzione o trasformazione di contratto, il datore di lavoro beneficia di un bonus di 5.000 € per un massimo di 5 tra assunzioni e trasformazioni.
Invece, per quanto riguardava le assunzioni degli under 35, la nuova Legge di Bilancio aveva previsto uno sgravio dei contributi del 50%. A fornire le disposizioni attuative e operative ci aveva pensato l’Inps mediante la circolare numero 40 del 2 marzo 2018 che confermava, appunto, lo sgravio contributivo per le nuove assunzioni dei giovani sino a 35 anni, che sarebbe sceso a 30 anni a partire dal 1 gennaio 2019. Il bonus spettava esclusivamente a coloro che non erano mai stati titolari di un altro rapporto di lavoro con tempo indeterminato. L’importo dell’esonero contributivo era fruibile nel limite di 3.000 euro l’anno e, erano da ristabilire i parametri a seconda della data e dell’orario di lavoro che avrebbero compreso i contributi previdenziali che erano a carico del datore di lavoro, invece, erano esclusi i premi ed i contributi INAIL. Il bonus veniva riconosciuto per un anno anche nel caso di mantenimento del servizio dal 1 gennaio 2018 dei lavoratori che non avrebbero compiuto i 36 anni di età alla fine del periodo di apprendistato.
Sono agevolate tutte le assunzioni che vengono effettuate con i contratti di:
- assunzione stabile di contratto con tempo indeterminato;
- trasformazione a tempo indeterminato dei contratti a termine;
- prosecuzione dei contratti di apprendistato professionalizzante a contratti con tempo indeterminato solo a patto che il lavoratore non abbia compiuto 30 anni alla data della prosecuzione.
Bonus assunzioni al sud
Un'altra agevolazione fruibile nel 2018 era il cosiddetto bonus Sud, cioè uno sgravio previsto per le assunzioni che venivano effettuate dalle imprese situate nelle regioni Basilicata, Abruzzo, Campania, Molise, Calabria, Puglia, Sardegna e Sicilia. Al datore di lavoro del settore privato che avrebbe assunto un disoccupato del Sud con il contratto a tempo indeterminato spettava uno sgravio totale sui contributi previdenziali, per una cifra massima di 8.060 euro applicata su base mensile per 12 mesi e fruibile entro il 29 febbraio 2020. Il bonus Sud era diretto al datore di lavoro privato che effettuava una nuova assunzione con contratto a tempo indeterminato di un giovane fra 16 e 34 anni o di un disoccupato da almeno 6 mesi che avesse oltre 35 anni.
Lo sgravio fiscale del 100% viene riconosciuto per massimo di 12 mesi a seconda delle tipologie di assunzione seguenti:
- contratto con tempo indeterminato,
- apprendistato professionalizzante oppure di mestiere (in questo caso potrebbe essere interessante capire anche quanto si guadagna con uno stipendio da contratto di apprendistato);
- trasformazione a tempo indeterminato dei contratti con tempo determinato o di contratti co.co.pro.
Inoltre, questa agevolazione sarà cumulabile con il suddetto bonus giovani 2018.
Agevolazioni assunzioni anche per altre categorie di lavoratori
- Sgravio fiscale anche per assumere giornalisti iscritti all’INPGI
- Pensionati
- lavoratori e lavoratrici over 50
- lavoratori disabili
- giovani genitori
- beneficiari del trattamento NASP
- programma “Garanzia Giovani”
- Bonus Giovani
- iscritti alle liste di mobilità.
Assunzione Donne e Over 50 disoccupati
Donne e i cosiddetti Over 50 se appartengono alle seguenti categorie, se assunti danno il diritto di ottenere uno sgravio contributivo alle imprese che li assumono: sgravio del 50% sui contributi INPS e INAIL per 12 mesi se il contratto è a tempo determinato, di 18 mesi se a tempo indeterminato, e che da queste assunzioni derivi veramente un numero di posti di lavoro superiore.
- Over 50 se disoccupati da almeno sei mesi con residenza in regioni svantaggiate.
- Se disoccupati da almeno 12 mesi residenti in regioni non svantaggiate.
- Donne se disoccupate da almeno sei mesi con residenza in regioni svantaggiate, assunte, anche con contratto a tempo determinato.
- Donne se disoccupate da oltre 2 anni residenti in regioni non svantaggiate.